Isis, orrore a Palmira: in un video l'esecuzione di 25 persone, uccise da bambini

Isis, orrore a Palmira: in un video l'esecuzione di 25 persone, uccise da bambini
Domenica 5 Luglio 2015, 09:23 - Ultimo agg. 09:44
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Un nuovo video, presumibilmente girato dall'Isis, mostra 25 uomini mentre vengono uccisi nell'antica città di Palmira, in Siria. Lo riferisce la Bbc, aggiungendo che le immagini mostrano che gli assassini sono ragazzini di 13-14 anni. Le uccisioni sono avvenute su un palco di fronte all'anfiteatro e una grande bandiera nera dell'Isis.



Il video è stato distribuito da account collegati ai jihadisti dello Stato islamico, ma non è chiaro quando sia stato girato, precisa ancora la Bbc. Diverse centinaia di persone di abiti civili sono seduti sui gradini dell'anfiteatro come spettatori della fucilazione. Nei primi piani degli uomini che stanno per essere uccisi si nota che sono stati picchiati al viso. Alcuni giorni dopo la conquista di Palmira, l'Isis aveva ucciso altri 20 uomini nello stesso anfiteatro.



Il giallo delle statue distrutte. Solo una messinscena dell'Isis per coprire il suo commercio di antichi reperti sul mercato nero internazionale. Così l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) giudica le immagini diffuse sul web dallo Stato islamico in cui vengono distrutti alcuni presunti busti romani provenienti dal sito di Palmira, ma che in realtà, secondo l'ong, erano solo delle copie. «Lo Stato islamico si tiene le statue originali dopo aver distrutto quelle false», afferma l'Ondus, dicendo di avere avuto la conferma dell'imbroglio da parte di «fonti attendibili» a Manbej, la città dove è avvenuto l'episodio.



Non è nuova, del resto, l'accusa rivolta al Califfato di Abu Bakr al Baghdadi di finanziarsi anche con la vendita all'estero di antichi reperti sottratti dai siti archeologici caduti sotto il loro controllo, sia in Iraq sia in Siria. E ciò nonostante le distruzioni compiute dai jihadisti, in particolare nelle antiche città di Nimrud e Hatra e nel Museo di Mosul, in Iraq, di statue dell'antichità che considerano oggetto di 'idolatrià. I jihadisti avevano messo in rete due giorni fa alcune fotografie in cui si vedeva un uomo sottoposto a fustigazione con l'accusa di essersi impossessato di alcuni busti provenienti da Palmira, 200 chilometri da Manbej, che si trova nella provincia di Aleppo. In altre immagini veniva mostrata la distruzione dei reperti, a cui era stato costretto lo stesso prigioniero, davanti a una piccola folla in cui vi erano anche dei bambini.



Anche il direttore nazionale delle antichità siriane, Mamoun Abdelkarim, ha denunciato la distruzione dei reperti, precisando che si trattava di otto statue. Mentre la direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova, ha condannato l'episodio definendolo «un nuovo tentativo di spezzare i legami tra il popolo e la sua storia, per privarlo delle sue radici culturali e poterlo così rendere schiavo più facilmente». La diversa versione fornita dall'Ondus su quanto sarebbe successo a Manbej non fa venire meno il timore per la sorte del sito archeologico di Palmira, nelle mani dello Stato islamico dal 20 maggio scorso, insieme con la vicina città moderna. Timori che si sono anzi rafforzati dopo che Mamoun Abdelkarim ha diffuso la notizia della distruzione da parte dei jihadisti di una statua del I secolo avanti Cristo raffigurante la dea preislamica Al Lat sotto forma di leone.



La statua non era stata trasferita a Damasco come gran parte degli altri antichi manufatti trasportati in tempo dal museo di Palmira alla capitale.
Come spiega il direttore delle antichità, il manufatto era stato invece nascosto nel giardino del museo. Il 27 maggio scorso l'antico anfiteatro romano di Palmira era stato usato per l'esecuzione davanti a una folla di spettatori di 20 soldati siriani e il mese successivo l'Ondus aveva detto che i jihadisti avevano minato le rovine. Successivamente hanno fatto saltare in aria due antichi mausolei islamici poco lontano dal sito archeologico.