Raid italiani in Iraq, il ministro Gentiloni: «Nessuna decisione presa»

Raid italiani in Iraq, il ministro Gentiloni: «Nessuna decisione presa»
Martedì 6 Ottobre 2015, 09:08 - Ultimo agg. 7 Ottobre, 10:37
2 Minuti di Lettura
«La situazione in Iraq è aperta, c'è una discussione tra gli alleati sul modo migliore per partecipare all'operazione ma una cosa è certa l'Italia non ha preso nuove decisioni sull'utilizzo dei nostri aerei e se dovesse prenderle il governo non lo farebbe di nascosto ma coinvolgerebbe come è ovvio e doveroso il parlamento». Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni dopo le indiscrezioni del Corriere secondo cui l'Italia sarebbe pronta a bombardare l'lsis in Iraq.



La Difesa ha definito solo un'ipotesi le notizie diffuse dal quotidiano milanese e il ministro Roberta Pinotti, intervistata dal Tg1, ha detto che «nella lotta all'Isis in Iraq l'Italia c'è sempre stata: siamo ad Erbil, siamo a Baghdad, ci siamo con i nostri addestratori, con i carabinieri e con aerei da ricognizione che partecipano all'operato della coalizione. Eventuali diverse esigenze, sulla base del rapporto con gli alleati e con il governo iracheno - ha aggiunto il ministro - verranno valutate ma certamente passeranno al vaglio del Parlamento». «Si stanno valutando possibili nuovi ruoli per i nostri velivoli», e quando dovesse verificarsi questa ipotesi «ovviamente riferirò in Parlamento», ha spiegato poi Pinotti, davanti alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Senato e Camera.



Le azioni di bombardamento dei caccia italiani in Iraq «sono solo ipotesi da valutare assieme agli alleati e non decisioni prese che, in ogni caso, dovranno passare dal Parlamento», ha detto il ministero della Difesa.



L'Italia partecipa alla coalizione da un anno con quattro Tornado del Sesto stormo di Ghedi, un aereo Cisterna KC767 e alcuni droni Predator privi di armamento. Il personale impegnato nell'operazione è di 140 unità, impiegato in missioni di ricognizione. Dall'Italia ci sono state anche fornitura di armi ai Peshmerga curdi e un programma di addestramento tuttora in corso.



Secondo quanto riporta il Corriere fondamentale è la distinzione fatta dall'Italia tra Siria e Iraq. Il premier Matteo Renzi ha più volte espresso una posizione contraria all'intervento in Siria, mentre in Iraq «il governo iracheno - scrive il quotidiano- ci ha chiesto di intervenire e anche di bombardare».



Il presidente della commissione Difesa del Senato Nicola Latorre, intervistato dal Gr3, inquadra così la questione: «Come è noto l'Italia è parte di una coalizione internazionale, è già impegnata con un'azione non attiva in termini di bombardamento, ci è stata fatta una richiesta in tal senso e naturalmente il Governo dovrà valutare questi aspetti e soprattutto preventivamente informare il Parlamento. Allo stato non c'è nessuna decisione di questo tipo». Quindi sottolinea Latorre le regole di ingaggio «non sono cambiate».