Orrore Isis, Ben Jelloun: negoziato impossibile, la barbarie danneggia i musulmani

Orrore Isis, Ben Jelloun: negoziato impossibile, la barbarie danneggia i musulmani
di Francesco Romanetti
Mercoledì 3 Settembre 2014, 09:03 - Ultimo agg. 09:11
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Tagliatori di teste. Fedi e fedeli, infedeli e apostati. Stragi, carneficine, esecuzioni di massa. L'odore del sangue: con mostri e mostruosità che preferiremmo esorcizzare e relegare in un passato oscuro, primordiale e belluino. E l'odore del petrolio, persistente e invasivo, che prima o poi spunta da qualche parte, sia che si tratti di Ucraina che di Iraq. Come leggere, come interpretare quel che sta sconvolgendo intere aree del Medio Oriente, dalla Siria all'Iraq, da Gaza alla Libia? C'è dell'altro dietro un orrore (apparentemente) premoderno? E, soprattutto, è possibile esercitare l'uso della ragione per comprendere (e combattere) ciò che si presenta come irragionevole? Questioni, dubbi e domande, che abbiamo rivolto a Tahar Ben Jelloun, scrittore, poeta e saggista, che da anni vive tra Parigi e Marocco, dove è nato. I suoi capolavori, Notte fatale e Creatura di sabbia, di ambientazione marocchina, indagano e narrano la complessità psicologica di un mondo atavico quanto contraddittorio.



Monsieur Ben Jelloun, i combattenti del cosiddetto Stato Islamico, i fanatici sanguinari che decapitano i loro nemici, compiono atti che ripugnano. Ma questi atti contengono anche un segno politico?

«Io credo che le azioni efferate di questi terroristi che sognano il Califfato rappresentino innanzi tutto una provocazione: per il mondo musulmano e per il mondo intero. Questi crimini hanno un impatto disastroso sull'opinione pubblica perché fanno scattare la falsa equazione "Islam uguale barbarie". Da questo punto di vista si tratta di azioni politiche. Il danno al mondo musulmano, e alla possibilità di comprensione tra culture diverse, è enorme. Naturalmente questa violenza brutale e cieca è anche una provocazione verso l'Europa e l'Occidente da parte di chi vuol far sentire di rappresentare una minaccia».



Lei crede che la risposta possa essere militare?

«Non so se sia sufficiente o opportuna una iniziativa militare. So però che con questa gente che uccide e decapita è impossibile intavolare qualche forma di negoziato».



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