Politica, moneta, rapporti con la Ue: perché il “sì” sarebbe un terremoto

Politica, moneta, rapporti con la Ue: perché il “sì” sarebbe un terremoto
di Cristina Marconi
Giovedì 18 Settembre 2014, 05:54 - Ultimo agg. 14:32
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Se vincer il no, cambier poco. Ma se invece a prevalere dovessero essere i s, possiamo prepararci a un vero e proprio terremoto, in tutti i settori: nella politica e nell'economia britannica, nelle istituzioni nazionali e, nel lungo termine, anche in quelle europee. I promotori del referendum sono convinti che la separazione dal Regno Uniti porterà agli scozzesi, con l'autonomia decisionale e fiscale, maggiore ricchezza. I detrattori invece avvertono che la Scozia indipendente sarebbe uno Stato troppo piccolo e troppo poco popolato per reggere alla competizione economica globale.

E alla consultazione di oggi guardano con grande apprensione anche gli altri paesi europei. A cominciare dalla Spagna, dove tra poco si terrà un altro referendum, quello catalano. Timoroso di vedere la Catalogna seguire la stessa strada tra pochi mesi, ieri il premier spagnolo Mariano Rajoy ha dichiarato che i referendum come quello scozzese «minano alle fondamenta l'integrazione europea» e «creano più recessione economica e più povertà».

Cosa vogliono

gli indipendentisti?



La stragrande maggioranza degli scozzesi vota laburista e non si sente rappresentata dalle politiche dei Tories. Sebbene alle prossime elezioni politiche britanniche il Labour sia dato per vincente, la maggioranza numerica degli inglesi fa sì che gli scozzesi non potranno mai vedere un partito scozzese al governo in grado di fare i loro interessi. La crescita a livello nazionale dell'Ukip (il partito nazionalista guidato da Nigel Farage) rende ai loro occhi ancora più difficile raggiungere l'obiettivo di una società più equa.

Che valuta adotterebbe

la Scozia indipendente?



Ci sono quattro strade possibili. Londra non vuole concedere la sterlina al nuovo Stato che nascerebbe dal referendum. Ma anche se fosse, gli scozzesi dovrebbero rispettare vincoli di spesa e di bilancio annullando i benefici dell'indipendenza. Il paese può adottare la sterlina in maniera non ufficiale per un periodo transitorio, ma la Banca d'Inghilterra non agirebbe nei loro interessi. Gli scozzesi non vogliono l'euro e comunque ci vorrebbe del tempo. L'ultima soluzione sarebbe una moneta propria.

Quali conseguenze

per l'economia?



Edimburgo è la quarta piazza finanziaria europea, ma le grandi banche hanno annunciato che in caso di ‘sì' sposterebbero la sede a Londra. Le riserve scozzesi di petrolio sono vaste, seppure in calo. Edimburgo punta a diventare uno dei primi fornitori al mondo di energia elettrica e vuole creare nuovi posti di lavoro nel settore, oltre che nella pubblica amministrazione, visto che il paese si dovrebbe dotare di tutta una serie di strutture pubbliche indipendenti.

Quali sarebbero

i rapporti con la Ue?



Gli scozzesi sono più europeisti degli inglesi e vogliono integrarsi di più, seguendo il modello dei paesi scandinavi con cui gli scozzesi ritengono di avere molto in comune. Da Bruxelles hanno fatto sapere che l'ingresso della Scozia nella Ue non sarebbe automatico e che ci potrebbero volere fino a 5 anni, oltre al fatto che il paese non godrebbe degli stessi opt-outs di Londra su euro e controlli alle frontiere.

Cosa promette Londra agli scozzesi?



Per convincere gli elettori residenti in Scozia a dire no alla secessione, il governo e tutti i maggiori partiti britannici hanno promesso nei giorni scorsi un pacchetto di misure senza precedenti. Norme che servirebbero a dare maggiori poteri ad Edimburgo in materia di sanità, tasse e istruzione. E inoltre il mantenimento della “formula Barnett” in base alla quale la spesa pubblica pro capite per gli scozzesi è attualmente del 19% superiore a quella per gli inglesi.

Che ne sarebbe della

monarchia britannica?



La Scozia rimarrebbe almeno in un primo momento una monarchia e, secondo Salmond, alla regina verrebbe offerto il titolo di ‘Queen of Scots', ma nel medio termine ci sarebbe un referendum anche su questo punto.

Il “sì”avrebbe

effetto immediato?



Il governo scozzese propone che la giornata nazionale dell'indipendenza scozzese sia fissata il 24 marzo 2016. Questo assicura che le elezioni previste per il 5 maggio 2016 siano le prime per l'elezione di un parlamento indipendente.