La vita da spose dell'Isis: «Eravamo libere, siamo diventate distrazioni per i kamikaze»

La vita da spose dell'Isis: «Eravamo libere, siamo diventate distrazioni per i kamikaze»
Martedì 24 Novembre 2015, 16:10
2 Minuti di Lettura
RAQQA - Raqqa è la capitale del Califfato, la città completamente nelle mani dell'Isis o dell'"organizzazione" come la chiamano i siriani, ma non è sempre stata così. Fino a tre anni fa godeva di una certa libertà: le donne erano indipendenti, indossavano bikini e potevano scegliere il loro compagno. Dua, Aws e Asma, che appartenevano a quella generazione, hanno raccontato al 'New York Times' come è cambiata la loro vita.





Ora le donne sono obbligate a indossare veli tripli, escono di casa solo se accompagnate da un parente maschio e rischiano decapitazioni e lapidazioni.



​La reporter irano-americana Azadeh Moaveni ha incontrato queste tre ventenni siriane scappate in Turchia. La giornalista desiderava raccontare questa generazione di donne, che non erano islamiste intransigenti eppure si sono unite a una milizia.



LA STORIA Aws e Dua sono due cugine di 25 e 20 anni, l’una studentessa di Letteratura, di famiglia borghese e l’altra più povera con il papà contadino. La terza ventenne, Asma, studiava Economia, andava in spiaggia in bikini, aveva lasciato un fidanzato che voleva farle portare il velo.



Nel 2014, pur non aderendo all’ideologia dell’Isis, Dua e Aws hanno sposato due miliziani. In parte perché costrette dai genitori che potevano così godere di maggiore tutela e in parte perché si erano innamorate. Usavano i contraccettivi perché i loro sposi erano destinati a diventare dei kamikaze, e i figli sarebbero stati un ostacolo al martirio. Tutte e tre si sono unite alla Brigata Al Khansaa, l’unità di polizia femminile, creata per far rispettare le norme della sharia. "Venti frustate per il velo troppo aderente, cinque per il trucco, altre cinque per chi non era docile una volta arrestata". Tra le vittime anche delle loro amiche.



Fu Asma, inoltre, ad accogliere le tre adolescenti britanniche Kadiza, Shamima e Amira. Rimase sconcertata: "Erano giovani, minute, e così felici di essere arrivate, tutte sorrisi e risate". Non capiva perché avessero scelto autonomamente una vita che lei considerava ormai insostenibile.



"All’inizio - spiega la Moaveni al Corriere - avevo incontrato queste donne siriane per raccogliere notizie sulle occidentali. Ma ho capito subito che erano loro la storia più importante, le loro vite erano state distrutte da Assad. La loro storia non era stata raccontata". Dua e Aws hanno scelto la fuga dopo essere rimaste vedove perché non volevano risposarsi subito ed essere distrazioni temporanee per aspiranti suicidi.