Ucraina, Mosca avverte la Nato: «Mai vostre truppe ai nostri confini». Kiev raziona l'elettricità

Ucraina, Mosca avverte la Nato: «Mai vostre truppe ai nostri confini». Kiev raziona l'elettricità
di Luca Lippera
Martedì 2 Settembre 2014, 12:33 - Ultimo agg. 3 Settembre, 19:10
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Il conflitto in Ucraina sta portando a livelli mai visti in trent'anni la tensione tra la Russia, gli Stati Uniti e la Nato. Mosca, alla vigilia dell'arrivo di Obama nei Paesi Baltici, ha fatto sapere che un avvicinamento delle truppe dell'Allenza Atlantica ai propri confini verr ritenuto inaccettabile e che reagir senza esitazioni. La Nato ha annunciato di voler dispiegare una forza di intervento rapido in Estonia composta da quattromila soldati. Una scelta che unita ai proclami del Cremlino compone un cocktail che sembra uscito direttamente dagli archivi della Guerra Fredda.

Il presidente degli Stati Uniti è arrivato ieri in Estonia in un clima tesissimo con la Russia. Il rischio che la situazione precipiti con uno scontro indiretto tra superpotenze non è così campato per aria. Lo scambio di messaggi simbolici è fittissimo: a poche ore dalla prese di posizione di Mosca - «Reagiremo se ci saranno truppe Nato ai nostri confini» - la stessa Nato ha fatto sapere che in Polonia, in Germania e nei Paesi Baltici sono in corso «esercitazioni militari su larga scala con centinaia di uomini». Sembra di riascoltare le bordate verbali che infiammarono, negli Anni Settanta, l'epoca dei Kissinger e dei Gromiko, i tessitori del confronto strategico-diplomatico tra gli Stati Uniti e l'allora Unione Sovietica.

L'Ucraina, secondo gli esperti militari, non può reggere un eventuale scontro aperto con la Russia. Così il governo di Kiev, con l'esercito costretto a ripiegare da molte posizioni nelle province orientali filorusse, ha chiesto l'appoggio delle truppe della Nato (pur non facendone ancora parte) e il segretario generale dell'Alleanza, il danese Rasmussen, ha annunciato «l'organizzazione di una forza di intervento rapida capace di muoversi in fretta e colpire profondamente».

Il luogo scelto come base delle nuove unità da combattimento della Nato sarebbe l'Estonia, al confine russo, e la replica del Cremlino, nel linguaggio della diplomazia, è stata durissima. Il via libera al dispiegamento delle truppe - uomini, missili e blindati - verrà dato nel fine settimana in un vertice della Nato organizzato nel Galles. Il presidente degli Stati Uniti, che ieri sera ha parlato a Tallin accusando ripetutamente la Russia, è venuto in Europa proprio per discutere i termini dell'operazione.

Il conflitto che sta sconvolgendo l'Ucraina dopo la deposizione del presidente filorusso Yanukovich fa intravedere a questo punto sviluppi imprevedibili. Mosca, definendo «inaccettabile» la presenza ai confini delle truppe della Nato (e quindi degli Stati Uniti), potrebbe essersi pre-costituita un “pretesto” per un'invasione a tutti gli effetti dell'Ucraina dell'est. Negli ultimi giorni le truppe governative di Kiev hanno perso molte posizioni - a Lugansk, a Donetsk, attorno al porto di Mariupol - e i separatisti che vogliono l'annessione a Mosca sul modello Crimea sono riusciti a scatenare una possente controffensiva proprio quando sembrava vicina una loro sconfitta. Kiev appare in grande difficoltà. Settecento militari sono stati fatti prigionieri dai filorussi nei giorni scorsi nella zona di Lugansk, mentre il Ministero dell'Energia ha annunciato che «le forniture di energia elettrica ai consumatori ucraini potranno essere interrotte per alcune ore durante la giornata per risparmiare le risorse». La rinnovata aggressività dei separatisti, secondo il governo ucraino, è legata ai «massicci aiuti ricevuti dalla Russia con uomini, rifornimenti e mezzi blindati». Di qui la richiesta di soccorso alla Nato (Kiev sta per discutere una legge con cui chiederà l'adesione all'organismo) e la disponbilità offerta immediatamente dell'Alleanza Atlantica.

Per Mosca la sola idea delle truppe e dei missili della Nato lungo i propri confini è «intollerabile». Il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, Mikhail Popov, accusa gli Usa di utilizzare l'Ucraina come «pretesto per rafforzare il contingente militare della Nato nei Paesi Baltici». «A questo punto - ha aggiunto - non possiamo far altro che rivedere la dottrina militare nei confronti della Nato. Vi sono piani per dispiegare in Estonia armi ed equipaggiamento pesante, come tank e mezzi blindati. Tutti questi passi indicano l'intenzione degli Stati Uniti e dei leader dell'Alleanza Atlantica di procedere con l'approccio di un deterioramento dei rapporti con la Russia. Da parte nostra il fattore determinante nei rapporti con la Nato è la inaccettabilità dell'avanzamento di infrastrutture militari».

L'Unione Europea, mentre i venti di guerra soffiano impetuosi, si prepara a discutere di nuove sanzioni contro la Russia. L'italiana Federica Mogherini, fresca di nomina in pectore alla guida della politica estera della Ue, ha detto alla Commissione Esteri del Parlamento Europeo che «la commissione sta preparando un pacchetto di nuove misure». La decisione verrà presa venerdì. Ma è improbabile, secondo gli osservatori, che un inasprimento dei provvedimenti «possa bloccare l'escalation tra due superpotenze che si guardano di nuovo con profonda ostilità». Tanto per fare un esempio, Popov, capo del Consiglio di Sicurezza russo, ha detto poco fa che «un attacco militare contro la Crimea verrebbe trattato con un attacco alla Russia stessa con tutte le relative conseguenze». Serghiei Lavrov, ministro degli Esteri di Mosca, accusa Washington, Bruxelles, la Nato e alcune capitali europee di incoraggiare «il partito della guerra a Kiev».

Il segretario della Alleanza Atlantica, il danese Rasmussen, sostiene che la forza militare di intervento rapida in Estonia «non violerebbe gli accordi tra la Nato e la Russia del 1997». Ma la cosa, vista con gli occhi di Mosca, ha tutta un'altra prospettiva. La verità, sempre più evidente, è che in Ucraina si combatte da mesi - se non da anni - uno scontro geo-politico che va ben al di là del conflitto tra il governo di Kiev e le regioni separatiste che vogliono andarsene con Mosca. Ci sono in gioco, appunto, l'allargamento a est della Nato e la presenza militare degli Stati Uniti, il passaggio attraverso l'Ucraina del gas russo che rifornisce l'Europa e le forniture di shale gas americano che in un prossimo futuro potrebbero sostituirlo. Questioni da migliaia di miliardi di euro e di dollari. L'ex cancelliere tedesco Helmut Schimdt, socialdemocratico, uno dei padri della Germania riunificata (che ha enormi scambi commerciali con Mosca), lo ha detto chiaramente il mese scorso in una lunghissima intervista al quotidiano Die Zeit. «Mettetevi nei panni di Putin e provate a pensare: cosa fareste?».







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