Alla Festa dell’Unità il Sud è una gaffe

Alla Festa dell’Unità il Sud è una gaffe
di Corrado Castiglione
Martedì 1 Settembre 2015, 09:18 - Ultimo agg. 12:04
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Sul Sud il segnale che il segretario aveva lanciato al partito era stato chiaro. Poco meno di un mese fa, alla direzione dedicata allo sviluppo nel Mezzogiorno - dopo il nuovo allarme suscitato dai dati Svimez, alimentato dalle inevitabili polemiche - Matteo Renzi non si era sottratto al tema delle responsabilità del Pd. Anzi, al di là del consueto invito a rottamare i piagnistei aveva spiegato: «Ora c’è un governo guidato dal Pd, il gruppo più numeroso di eurodeputati, le regioni del Sud tutte a guida Pd. Quindi oggi l’idea non è trovare un colpevole ma un responsabile. E qui c’è una responsabilità storica: o lo fa il Pd o il Pd si prenderà la responsabilità storica di non averlo fatto. C’è stato un allineamento planetario».



Ecco perché, poi, Renzi aveva indicato una road map precisa: per ora niente proclami o documenti, poi però agli inizi di settembre la discussione dovrà riprendere alla festa dell’Unità in modo tale da giungere a metà mese alla redazione di un masterplan per il Sud. Ebbene, quel segnale non deve essere stato sufficientemente colto dal partito. O forse l’hashtag suggerito dal segretario #mezzogiornozero chiacchiere deve essere stato male interpretato. Risultato? Il Sud si affaccerà molto timidamente e in maniera assai sommessa nel programma della Festa nazionale dell’Unità in corso in questi giorni a Milano ai Giardini pubblici Indro Montanelli, a Porta Venezia. Occhio all’agenda: sabato, alla vigilia della conclusione prevista il pomeriggio del giorno dopo con Renzi, al Sud sarà dedicato un seminario che avrà inizio al Palco Centrale Italia alle 10 del mattino. Orbene, non serve essere frequentatori assidui di raduni e comizi per capire che evidentemente il piatto forte della giornata non sarà proprio il Mezzogiorno. Piuttosto, l’attenzione si riverserà al pomeriggio e in serata, tra l’appuntamento fissato alle 18.30 con «Amministrare l’Italia, tra governance e strumenti» - con Enrico Morando, Piero Fassino e Filippo Taddei - e quello delle 21 con «La nuova politica tra partiti e leadership», dove saranno a confronto i big del partito Lorenzo Guerini, Matteo Orfini e Roberto Speranza.



Non è tutto: per quanto il programma non sia dettagliato circola voce che la riflessione sarà avviata sulla base di alcune relazioni di tecnici, come il docente di Storia dell’industria Federico Pirro (sì, quello che scrisse che i dati Svimez sono frutto della «frustrazione» dei dirigenti Svimez «ormai inascoltati da tempo dalle autorità governative») e il vice-presidente di Confindustria con deleghe al Mezzogiorno e alle politiche regionali Alessandro Laterza. Poi ci sarà il dibattito vero e proprio.



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