Bertinotti: «La sinistra tace sulla guerra perché in Europa è morta»

Bertinotti: «La sinistra tace sulla guerra perché in Europa è morta»
di ​Pietro Perone
Sabato 21 Novembre 2015, 15:25 - Ultimo agg. 20 Novembre, 12:04
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Dove sono le bandiere della pace e dov’è la sinistra? Incapace di segnare una linea di confine tra chi si è già armato e chi non vorrebbe farlo, mai come oggi nella storia recente dell’Occidente movimenti e pensiero progressista appaiono i grandi assenti. Tra i figli dell’internazionalismo del Novecento Fausto Bertinotti è impietoso e se Rossanda Rossanda al Corriere della Sera confessa «questa volta una linea non ce l’ho», l’ex presidente della Camera dice: «La sinistra non c’è perché in Europa è politicamente morta».



Che fare, prenderne atto della sconfitta e restare inermi?

«Dopo la frase di Rossana verrebbe da dire: se non lo sa lei come posso saperlo io? Ma la ricerca è obbligatoria e giunge la conferma di un tesi drammatica su cui lavoro da tempo: la scomparsa della sinistra in Europa, politicamente morta tanto che ogni grande evento di questi anni purtroppo lo conferma».



C’è però chi va alla guerra: Hollande è un uomo di sinistra.

«Limitiamo il campo dell’analisi: direi piuttosto che il presidente francese è esponente di una forza di governo che deriva dalla tradizione della sinistra ma oggi è tra i leader di partiti che hanno subito nell’ultimo decennio una mutazione genetica tale da trasformarsi. Non sono appassionato dei dibattiti terminologici ma parliamo di forze del governo e non nel governo. È lo stare al potere che le plasma, non i partiti a dare il segno. E così in Francia si recupera anche il peggio della tradizione nazionalista per mostrare il petto gonfiato».



In nome di un’aggressione senza precedenti subita da un paese da sempre faro delle libertà.

«Per smontare la tesi della Francia aggredita basterebbe riflettere sul fatto che non tutti i morti di venerdì scorso sono francesi ma tutti gli assassini lo sono. La situazione è molto più drammaticamente complessa».



È scomparsa la sinistra ma sono anche finiti i movimenti: che fine ha fatto la bandiera della pace?

«Siamo lontani anni luce dai grandi raduni di massa, ma esperienze e soggettività pacifiste vivono in Europa a partire da quelle che si raggruppano nel cattolicesimo sotto il pontificato di Papa Francesco. Non c’è però solo questo: vi sono esperienze sociali e comunitarie molto diffuse che pur non avendo la forza di una volta, quella che veniva chiamata la seconda potenza del mondo, restano significative. È la sinistra alternativa, quella presente nelle istituzioni, a essere in difficoltà perché non è in grado di far valere una sua efficacia».



Chi si era recato trent’anni fa con la bandiere della pace a Comiso non ha più la forza di scendere nuovamente in piazza?

«Il Papa questa forza ce l’ha ancora, è la politica ad essere assente. Eppure le cose che andrebbero dette vengono sostenute da molti studiosi, Lucio Caracciolo su Limes, ha compiuto per esempio analisi ragionevoli: dire che bombardare non risolve niente è ancora possibile affermarlo. E ancora: se andiamo verso una terza guerra mondiale a pezzetti è evidente che non c’è un solo stato che può deciderlo. A Parigi c’è stata distruzione e morte, ma l’Isis è un nemico sfuggente ed è diffuso in tutte le società occidentali con cittadini dei vari paesi che vivono per quella causa senza essere collocati in un solo territorio. Bombardare è dunque una scelta gravida di pericoli e basta vedere un solo filmato dell’Isis per rendersi conto come quelle bombe incendiano il territorio su cui cadono. Gli specialisti lo dicono, la politica no».