Renzi: «Avanti fino al 2018, la rivoluzione è appena iniziata. Giustizia? A giugno la riforma»

Renzi: «Avanti fino al 2018, la rivoluzione è appena iniziata. Giustizia? A giugno la riforma»
Domenica 20 Aprile 2014, 09:43 - Ultimo agg. 09:44
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ROMA - Gli 80 euro e l'Irap, per cui non ci sono problemi di coperture, sono l'antipasto, La rivoluzione appena iniziata. Adesso serve «mantenere credibilità sui mercati. Sarà possibile se resta alta l'attenzione su tutte le riforme. Se ci riusciamo, allora presto potremo allargare il taglio delle tasse agli incapienti, alle partita Iva e ai pensionati». Così il premier Matteo Renzi in un'intervista a Repubblica, in cui ammette una «debolezza» nel bonus: «Ottanta euro dati a un single hanno un impatto diverso rispetto a un padre di famiglia monoreddito con 4 figli. Dobbiamo porci questo problema. L'Italia non si può permettere il lusso di trattare male chi fa figli».



In tema di giustizia, «a giugno, dopo le elezioni, ascolteremo tutti e faremo la riforma. Iniziamo con il processo civile telematico», poi il processo penale «senza interventi ad personam che hanno segnato la sconfitta della politica in questi anni. C'è anche la giustizia amministrativa. Il sistema dei Tar non funziona come dovrebbe», dichiara Renzi, che annuncia: «Desecreteremo i documenti sulle stragi». «Entro un anno - prosegue il premier - daremo una 'identità digitale' a tutti. Daremo un pin a ogni italiano, che userà quel codice per entrare in tutti gli uffici della pubblica amministrazione restando a casa. Con quel pin potranno pagare le multe o le tasse, prenotare una vista all'Asl o disbrigare le pratiche della giustizia».



«Voglio ridare fiducia al Paese, voglio che a Bruxelles e nelle altre capitali dell'Unione si dica: l'Italia è tornata in Europa», afferma Renzi. Quanto ai tempi necessari, «questa legislatura durerà fino al 2018. Anche Berluconi lo sa». Nell'intervista Renzi commenta anche le proteste delle banche: «Pagano le stesse tasse di tutti gli altri italiani, il 26%». Quanto ai magistrati, «con quale logica intervengono sulla formazione delle leggi? Non è indispensabile che un giudice guadagni più di 240mila euro all'anno».









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