Cottarelli: "Non abbiamo dati in
bilancio di oltre 1.000 aziende"

Carlo Cottarelli
Carlo Cottarelli
di Michele Di Branco
Mercoledì 27 Agosto 2014, 09:42 - Ultimo agg. 09:45
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ROMA - Troppe, costose e spesso inutili. Ma sopratutto in rosso rispetto agli investimenti. La stagione del taglio alle partecipate si avvicina.

E il commissario Cottarelli traccia l'identikit delle società dalle quali bisognerebbe cominciare la potatura che dovrebbe ridurle da 8 mila a mille. Con un risparmio che potrebbe raggiungere, nell'arco di un triennio, 2-3 miliardi di euro.



Carte alla mano sono 1.424, dunque una su quattro, le aziende collegate a vario titolo agli enti locali con un rendimento negativo rispetto al capitale investito. Lo dice uno studio reso pubblico dal commissario alla spending review che ha passato sotto la lente d'ingrandimento le 5.264 società per le quali sono disponibili i conti del 2012.



Un'indagine parziale perchè ce ne sono ben 1.075 i cui bilanci risultano sconosciuti anche al ministero dell'Economia. Come a dire che lo Stato non ha il controllo sui conti del 12% delle sue partecipate. Si tratta di aziende che si occupano un pò di tutto: ci sono grandi società che gestiscono tratti autostradali e piccole srl che controllano una farmacia, banche di credito cooperativo e anche realtà decisamente più piccole come quella, ad esempio, che promuove il tacchino alla Canzanese.



IN ROSSO Le tre società con il "rosso maggiore" sono il Casinò di Venezia (-20,3 milioni), la Fiera di Roma (15,7 milioni) e la società di trasporti del Lazio Cotral (-14,9 milioni). Si tratta, in pratica, delle aziende caratterizzate dal peggior indice di efficienza(Roe) calcolato come rapporto percentuale tra risultato netto e mezzi propri.



«Occorre naturalmente interpretare questi indici con attenzione - avvertono gli esperti della spending review - perché il risultato di un singolo anno può essere influenzato da eventi straordinari: da un singolo indice non si possono trarre conclusioni definitive sulla efficienza delle partecipate.. Ovviamente il cattivo andamento industriale spesso è il risultato di eventi esterni. Come nel caso dell’autodromo di Imola abbandonato dalla Formula 1 dal 2006. Col risultato che il Roe è precipitato a -122% (nel 2012 si sono registrati 2,2 milioni di perdite a fronte di 1,8 di capitale).



L'indagine rimanda comunque un quadro generale piuttosto grigio. Infatti oltre a quelle con redditività negativa, si segnalano 2.708 partecipate con un Roe inferiore al 10% mentre sono solo 1.132 quelle caratterizzate da ritorni d'investimento a due cifre.



Ma i dati possono essere suddivisi anche per i quattro livello di grandezza patrimoniale. E mostrano che le più piccole hanno un'incidenza di redditività negativa maggiore. Quelle con capitale fino a 10 mila euro sono solo 130, ma contano ben 67 dal Roe negativo, in pratica una su due. Quelle con una dimensione appena maggiore (tra 10 e 100 mila euro) sono 1.182: una su tre (337) hanno redditività sotto lo zero. Se si sale sopra questa soglia, ad avere un Roe negativo è in media una società su quattro. In particolare tra 100 mila euro e 1 milione di euro ci sono 1.662 società e tra loro 408 con Roe sotto zero. Sopra la soglia di 1 milione di capitale vengono invece contate 2.290 società, tra le quali 612 evidenziano un Roe con il segno meno. Nella classe delle più piccole il peggior risultato va alla Wpp Uno Spa, attiva nel settore delle rinnovabili, con un Roe di -10.351%.



LE REAZIONI L’indagine degli uomini di Cottarelli è stata giudicata dai sindaci come un ulteriore impulso al governo ad intervenire. «Sulle partecipate c’è molto da fare ma la strategia di Palazzo Chigi è giusta» ha osservato il sindaco di Firenze Dario Nardella suggerendo «un riordino della normativa sui servizi pubblici locali perchè è incoerente e conflittuale».Più articolato il giudizio di Giuliano Pisapia. «Per quanto riguarda Milano - ha detto il sindaco del capoluogo lombardo - non si può dire che abbiamo un eccesso di partecipate: tra l’altro A2a, Sea e Atm sono in pareggio di bilancio. Tuttavia - ha riconosciuto Pisapia, con lavvento della città metropolitana lo sfoltimento è un impegno che non dovremo mantenere».