Il Papa e la confessione: «Dite i peccati al prete: non si mandano e-mail a Dio»

Papa Francesco
Papa Francesco
Venerdì 25 Ottobre 2013, 12:12 - Ultimo agg. 12:15
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CITTA' DEL VATICANO - "Quando voglio fare il bene, il male accanto a me: questa la lotta dei cristiani, la nostra lotta di tutti i giorni. E noi non sempre abbiamo il coraggio di parlare, cerchiamo sempre una via di giustificazione: 'Ma s, siamo tutti peccatori... diciamo cos, no?" quanto spiega papa Francesco parlando del sacramento della confessione e della riconciliazione nell'omelia pronunciata durante la celebrazione della messa nella domus di Santa Marta in Vaticano.

Se noi non riconosciamo pubblicamente i nostri peccati, non possiamo avere il perdono di Dio: "Se l'essere peccatore è una parola, un modo di dire, una maniera di dire, non abbiamo bisogno del perdono di Dio. Ma se è una realtà che ci fa schiavi, abbiamo bisogno di questa liberazione interiore del Signore, di quella forza. La confessione dei peccati fatta con umiltà è ciò che la Chiesa chiede a tutti noi, non per fare pubblicità ma per dare gloria a Dio e riconoscere che è Lui che mi salva".



Ecco perchè, prosegue il Papa, "per confessarsi si va dal fratello, il fratello prete: è per comportarsi come Paolo", che ha ammesso pubblicamente i suoi peccati, davanti alla sua comunità.



"Alcuni - osserva Bergoglio - dicono 'io mi confesso con Dio. Ma è facile, è come confessarti per e-mail, no? Dio è là lontano, io dico le cose e non c'è un faccia a faccia. Paolo confessa la sua debolezza ai fratelli faccia a faccia. Altri dicono 'io vado a confessarmì ma confessano cose eteree, nell'aria, che non hanno nessuna concretezza. E quello è lo stesso che non farlo. Confessare i nostri peccati non è andare ad una seduta di psichiatria, neppure andare in una sala di tortura: è dire al Signore 'sono peccatore', ma dirlo tramite il fratello" e anche avere "una sincera capacità di vergognarsi dei propri sbagli".