Salerno, l'urlo delle associazioni in corteo: «Basta veleni»

Salerno, l'urlo delle associazioni in corteo: «Basta veleni»
di Giovanna Di Giorgio
Sabato 27 Settembre 2014, 23:20 - Ultimo agg. 28 Settembre, 10:19
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No, i duemila previsti e auspicati non si sono visti. Ma i circa cinquecento che hanno marciato al corteo Aria nuova si sono fatti sentire. Rulli di tamburo, squilli di tromba e schioccare di nacchere hanno accompagnato il serpentone dei comitati ambientalisti che, da piazza Vittorio Veneto, attraversando corso Vittorio Emanuele e lungomare Trieste, ha raggiunto piazza Amendola. I colori cangianti delle girandole al vento, le scritte incisive degli striscioni e i cori delle compagnie di canto popolare hanno rimpiazzato le assenze con la loro energia, animando un movimento che confluir dritto dritto nel Fiume in piena, manifestazione in programma a Napoli il 16 novembre. «Mettiamola così, abbiamo raddoppiato le presenze della fiaccolata dello scorso gennaio. Siamo comunque contenti e ottimisti perché la manifestazione è riuscita», ha commentato Lorenzo Forte, organizzatore dell’evento con il comitato «Salute e vita». «Del resto – ha aggiunto – è già un successo per una città addormentata come Salerno, in cui la politica manca da anni. C’è la necessità di ricostruire e di risvegliare le coscienze. Noi non ci fermiamo e lunedì ripartiamo dal tavolo tecnico di monitoraggio ambientale istituito dalla Regione».

Tante le sigle presenti, diversi gli striscioni portati da gruppi di persone accorse a Salerno. E, ad aprire il corteo, un mezzo che è tutto un programma: il Velocab, taxi di Legambiente che da due mesi scorrazza per Salerno. Di Montesano sulla Marcellana la delegazione più numerosa, con rappresentanze politiche trasversali e la presenza pure degli uomini di chiesa. Tra le inconfondibili bandiere di Wwf e Greenpeace, quella di Italia Nostra. «Idealmente – la tesi di Lella Di Leo – siamo migliaia. Non importano i numeri di questo corteo, ma la risposta delle varie associazioni. E sono tante». Poco distante dalla bizzarra mascotte del comitato Acqua bene comune – una goccia con i lineamenti del viso - lo striscione No Inceneritore Salerno. In prima linea, Mario Codanti: «L’inceneritore è in contraddizione con un sistema ben organizzato di raccolta differenziata. Serve in Campania più impiantistica destinata a trattare rifiuti, come gli impianti di compostaggio. E, ironia della sorte, l’unico impianto della regione sta proprio a Salerno». Sulla stessa linea gli uomini e le donne di Stop biocidio. Sono accorsi da Napoli e dintorni per urlare «un solo grido: resistiamo!». Nel lungo serpentone, non solo il loro striscione ma anche la bandiera che hanno impugnato non è passata inosservata: «Jatevenne». In rosso anche le Mamme vulcaniche di Terzigno, che hanno cantato e ballato fondendosi quasi in un tutt’uno con gli artisti. «Dove si parla di vita ci sono le mamme. Siamo qui per i nostri figli». Cosi come le madri di Mamma sa, le uniche con in braccio i loro bambini. Sempre in rosa, le esponenti della Ados, donne operate al seno. Loro, spiega la presidente Lola Tonin, hanno «vissuto sulla loro pelle l’ormai acclarata connessione tra inquinamento e tumori». C’è stato chi, come Michele Buonomo di Legambiente, s’è presentato nel giorno di Puliamo il mondo e nell’attesa di recarsi a Pioppi per la nascita di ben 108 tartarughe. «Queste manifestazioni, sempre più insistenti, dicono che la gente ha acquistato una consapevolezza tale da non poter ricevere più risposte vecchie, come quella dell’inceneritore». Il lungo e rumoroso serpentone è giunto così ai piedi delle prefettura. Con tanto di benedizione vescovile. Don Aniello del Regno lo ha mandato proprio monsignor Moretti, «perché – ha spiegato – dobbiamo difendere il creato, sfruttato e fregiato nel corso della storia. Bisogna fare in modo che possa tornare quel giardino che Dio ha affidato all’uomo».

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