Salerno. Dalla guerra ai supermercati: condannato

Salerno. Dalla guerra ai supermercati: condannato
di Petronilla Carillo
Mercoledì 1 Aprile 2015, 11:37
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La «sceriffata» dell'ex sindaco Vincenzo De Luca nei confronti di un nigeriano di appena 20 anni, acciuffato a chiedere l'elemosina lo scorso novembre dinanzi ad un supermercato di Torrione, si è conclusa con dieci mesi di pena inflitti ieri al ragazzo nigeriano finito a processo per le lesioni causate a due agenti della polizia municipale.



Per il giudice monocratico Ubaldo Perrotta, oltre alla resistenza a pubblico ufficiale chiesta dal pm Antonietta Buonfiglio (sette mesi la pena voluta dal pubblico ministero) a carico del giovane imputato andavano riconosciute anche le lesioni aggravate con dolo eventuale perché, nello spintonare i vigili urbani intervenuti per l'identificazione, accettava «il rischio che dalla propria azione derivino o possano derivare danni fisici alla vittima», scrive nelle motivazioni contestuali alla sentenza. Pena, comunque, sospesa.



Ma il difensore del nigeriano, l'avvocato Leopoldo Catena, non ci sta e, nelle more di valutare l'ipotesi di presentare appello, non esclude che la vicenda giudiziaria possa avere degli strascichi: «il sindaco - ha tuonato in aula durante la discussione - ha postato sul suo profilo facebook la foto dello zainetto del mio assistito e del suo contenuto dimostrando così che Abdul Kareem aveva i documenti ma che questi erano stati trattenuti dagli agenti della polizia municipale».



Una reazione violenta, quella del giovane nigeriano, che il suo legale attribuisce non alla sua indole ma alla sua storia di vita. Una storia che ha inizio nel suo villaggio in Nigeria dal quale, assieme ad un amico, era partito quando ancora minorenne. Comprati due biglietti per un barcone, avevano fatto un primo viaggio della speranza fino in Libia da dove, poi, dovevano imbarcarsi verso l'Italia. Ma qui è successo qualcosa che ha colpito per sempre il giovane Abdul Kareem Usman: in Libia la polizia ha ucciso, durante una sommossa, il suo amico. «Quando ha sentito dire dal sindaco - precisa l'avvocato - “qui ci sparano addosso”, il ragazzo ha avuto paura. Le parole del sindaco si possono sentire nel video depositato agli atti del processo». Secondo la ricostruzione dell'avvocato fino a quel momento il proprio assistito era stato tranquillo: sarebbero dunque state quelle parole a innervosirlo e a causare la sua reazione. Per il giudice Perrotta, invece, il caso è da ritenersi «concettualmente identico» a quello in cui una persona volendo forzare un posto di blocco investe un rappresentante delle forze dell'ordine.



Abdul Kareem ha un regolare permesso di soggiorno. AL suo arrivo in Italia, essendo minorenne, era stato accolto in un centro di accoglienza e affidato ad una assistente sociale che era diventata anche la sua curatrice. Fino a quando non è diventato maggiorenne e quella che per lui era solo una passione è diventata qualcosa di più: il calcio. Oggi il giovane gioca in una rappresentativa calcistica e spera, un giorno, di poter disputare un campionato vero.



I fatti per i quali il ventenne è finito a processo, risalgono al 3 novembre scorso quando l'allora sindaco De Luca passando con l'auto del Comune in via Capasso a Torrione, nota quel giovane nigeriano davanti ad un supermercato e chiama i vigili.
Mentre questi provvedono a identificare il ragazzo e lo fanno sedere in auto, i residenti iniziano a difenderlo inveendo contro De Luca. È allora che il Abdul Kareem si agita, nel fuggire colpisce i vigili graffiandone uno, a causa degli occhiali da sole, e creando problemi ad una costola all'altro. Gli stessi agenti, in aula, hanno poi minimizzato l'accaduto.
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