Omicidio Petrone, il pentito: D'Andrea gli sparò in bocca, per lui era «un infame»

Omicidio Petrone, il pentito: D'Andrea gli sparò in bocca, per lui era «un infame»
di Petronilla Carillo
Martedì 7 Luglio 2015, 22:19 - Ultimo agg. 8 Luglio, 08:05
1 Minuto di Lettura
SALERNO - «Però non è stato sparato un solo colpo, sono stati sparati tre o quattro colpi. Se mi ricordo bene, uno o due gli sono stati sparati addosso e l’ultimo D’Andrea è sceso dalla moto, gli ha aperto la visiera del casco e glielo ha sparato in faccia... Perché D’Andrea odia le persone infami, per esempio per lui le persone infami vengono chiamate persone indegne ...a me questo mi è stato riferito da Villacaro, però. Quando questa persona spara in testa, spara a colpo sicuro e se ne va. Invece lui finisce le persone sparandogli in bocca. Una caratteristica di D’Andrea. Se ci fate caso, in tutti e due gli omicidi, quello di Fabio Petrone e di Massimiliano Esposito, ha finito l’esecuzione sparando in bocca le persone».





Un dettaglio, quello raccontato dal pentito Ciro De Simone all’Antimafia, che ha poi trovato conferma anche nelle consulenze dei medici legali incaricati di eseguire l’autopsia sul corpo dei due giovani uccisi. Un dettaglio inquietante quello che emerge dai verbali dell’inchiesta: D’Andrea è un killer giovane (all’epoca aveva poco meno di trent’anni) ma con la stoffa di un veterano che spara in bocca a chi ritiene abbia fatto la spia. Un dettaglio nuovo che segna anche un nuovo tassello nella ricostruzione della dinamica con la quale venne ammazzato, davanti ad una palestra di Torrione, Massimiliano Esposito.





© RIPRODUZIONE RISERVATA