Pd, gli eletti non pagano, è allarme conti. Iannuzzi ed Epifani i «virtuosi»

Pd, gli eletti non pagano, è allarme conti. Iannuzzi ed Epifani i «virtuosi»
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 29 Ottobre 2014, 18:46 - Ultimo agg. 18:47
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Solcano i corridoi e le aule vellutate di Montecitorio, qualcuno è anche a palazzo Chigi come sottosegretario o, come tre giorni fa, era a Firenze per coordinare i lavori della Leopolda. Stipendi non certo bassi. Anzi. Ma di versare i soldi al partito, il Pd, in alcuni casi non ci pensano proprio. Morosi. Indietro con i pagamenti o, in qualche caso, senza aver mai versato un centesimo. Un obolo. Nulla. Nonostante ognuno dei trenta parlamentari si sia impegnato a versare (ognuno di loro ha firmato un regolare contratto dal notaio) 40mila euro (in una sola tranche o dilazionati) al momento della candidatura/elezione. Mediamente mille euro al mese (ma le rate possono essere concordate più grandi o più piccole) oltre a 500 euro mensili da versare al Pd provinciale. Ma figuriamoci. Con un partito che in Campania muore, chiude sezioni e sedi e, come se fosse una famiglia normale, ogni volta che arriva una raccomandata al Pd di via Santa Brigida è un brivido. Per tesoriere e dipendenti. Perché se fosse una cartella di una tassa non pagata o una cosa del genere sarebbero guai. Seri. A cominciare dai 7 dipendenti (5 al regionale, di cui uno in aspettativa, e due al provinciale) che, sino ad ora lo stipendio l’hanno ricevuto. Ma sino a quando? «L’ossigeno dura sino a gennaio», giura un dirigente. Possibile? Sì possibile sì se, bilanci alla mano, uno si aspettava 1,2 milioni dalle rimesse per candidatura dei parlamentari, dovuti per statuto, quando invece è arrivato poco più di un terzo. Con i consiglieri regionali abbastanza puntuali mentre i parlamentari se ne infischiano. A volte nemmeno un centesimo. Nulla. Nonostante siano stati eletti in listini bloccati e non abbiano speso nulla in campagna elettorale. A differenza dei colleghi consiglieri. L’allarme l’altra sera l’hanno lanciato il tesoriere regionale Massimo Cilenti e la segretaria Assunta Tartaglione. Entrambi intimando di saldare le quote. Macchè la solita scrollata di spalle. La stessa, immaginiamo, alle numerose sollecitazioni (l’ultima via lettera appena giovedì). Per questo stavolta si fa sul serio e l’elenco dei morosi verrà spedito nella commissione di garanzia nazionale.

Perché va bene che il partito nuovo è quello degli elettori e non degli iscritti e delle tessere. Ma finché il primo non sarà definito nel suo assetto organizzativo, toccherà far vivere al meglio il secondo. A cominciare dalla sua sostenibilità finanziaria. Che prevede - per statuto - il versamento delle quote da parte di parlamentari e consiglieri. I quali, in verità, a tutto sembrano attenti tranne al finanziamento del partito nonostante sappiano che la situazione è grave.

Il piatto - da questo punto di vista - piange. E i dati dei parlamentari morosi, riservatissimi e di cui il Mattino è riuscito ad avere copia, lo dimostrano incrociando, questo sì, il ginepraio dei bilanci regionale e delle federazioni provinciali. E se 2 parlamentari, Tino Iannuzzi e Guglielmo Epifani, hanno pagato cash i 40 mila euro iniziali, un gruppo non ci pensa proprio a farlo. Con in testa il deputato Khalid Chaouki che non ha mai scucito un centesimo. Né per candidatura, né per quote. Mentre molti sono in arretrato. E molto. Come il deputato renziano Luigi Famiglietti, appena sceso dalle tavole scintillanti della Leopolda come coordinatore, non ha anticipato nulla per la candidatura. Come la giovane turca Valentina Paris, da poco in segreteria nazionale. Nulla di male, sia chiaro ma nei 17 mesi successivi poco: dovevano 17 mila euro per la quota elezione e 8500 per il partito. In totale 25500. Ebbene sino ad agosto 2014 i due irpini, ad esempio, hanno versato (a meno che non abbiamo saldato al Pd irpino ma non risulterebbe) solo 3mila euro. E così molti altri. Il fioroniano Simone Valiante: appena 2500 euro in 17 mesi. Mentre il sottosegretario emiliano Angelo Rughetti (eletto in Campania) ha versato solo 10mila dei 40 mila dovuti. Poi nulla. Un po’ in più Luisa Bossa: 10mila iniziali e poi solo 5950 (mancano 9950 euro). Come il lettiano Vaccaro dove risulta, dal bilancio regionale, solo un versamento di 10 mila euro iniziali. Nulla sino a dicembre 2013 e poi appena 700 euro. 5 mila invece sino ad agosto per l’europarlamentare Pina Picierno; 18mila invece per Giovanna Palma e Michela Rostan (mancano però 7500 euro). Puntuali invece, tra gli altri, Tartaglione, Valente, Giorgio e Salvatore Piccolo, Massimiliano Manfredi ed Enzo Cuomo. Mentre risultano indietro di 3-4 mensilità Enzo Amendola, Leonardo Impegno, Rosaria Capacchione. Mentre Pina Picierno ha chiesto un piano di rientro. E i consiglieri regionali? Tranne 4 che hanno 5-6 mensilità arretrate sono tutti puntuali. Puntualissimi anzi. Nonostante di tasca propria si siano dovuto pagare una (costosa) campagna elettorale e nessuna certezza di posti bloccati. E per questo sono i più incazzati con i colleghi parlamentari....

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