Primarie Pd, De Luca nel guado: il gruppo dem diserta il vertice

Primarie Pd, De Luca nel guado: il gruppo dem diserta il vertice
di Adolfo Pappalardo
Domenica 8 Febbraio 2015, 22:40 - Ultimo agg. 9 Febbraio, 08:38
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SALERNO - L’immagine plastica dell’isolamento è il breafing fissato ieri mattina. Perché disertano la riunione con Vincenzo De Luca in vista delle primarie il consigliere regionale Mario Casillo e tutta l’area dem. È presente solo il parlamentare Tino Iannuzzi, per il gruppo Franceschini, ma in disaccordo con i gruppi dirigenti della sua area. Non c’è l’europarlamentare casertano Nicola Caputo, né il consigliere regionale Tonino Amato o Teresa Armato o il deputato Massimiliano Manfredi. Ma soprattutto non c’è Mario Casillo, il consigliere recordman da 18 mila preferenze, sinora grande elettore dell’ex sindaco di Salerno. L’uomo diventato ormai il cruccio del vice segretario nazionale Lorenzo Guerini per la sua fedeltà a De Luca. «Qualcuno all’interno del partito pensa di non fare le primarie con la burocrazia, con un delegato in più o in meno, magari portando a votare quelli malati a casa, se qualcuno pensa di scegliere così il futuro della Regione Campania, io lo dico chiaramente, l’ho detto anche a Roma, non sono disponibile. E sono convinto di sostenere Enzo De Luca», diceva a metà dicembre Casillo. Ma da tre giorni è ormai lontano. Fedele sino al momento della condanna e della decadenza; poi gli suggerisce di trovare un accordo con Lotti. Non ne vuole sapere De Luca e le strade si dividono. A Salerno ieri, da Napoli, solo l’ex europarlamentare Graziella Pagano, Berardo Impegno padre del deputato Leonardo e Umberto De Gregorio, capolista alle comunali 2011 che non riuscì ad agguantare un seggio a palazzo San Giacomo. Truppe molto esigue per andare allo scontro del 22 febbraio.

Deve averlo capito anche De Luca che nel corso dell’incontro cambia registro. Perché prima ribadisce di andare avanti comunque, dopo inizia a far intendere un’apertura ad un eventuale nome unitario su cui egli stesso possa concordare. E, quindi, per intenderci, nessuno delle persone in campo per il voto del 22 febbraio, né un nome riferibile ad una corrente in particolare. Avrebbe quindi capito come può lavorare solo da kingmaker in questa partita. L’unico modo per rimanerci dentro. Anche se a bordo campo. Che poi è quello che gli aveva proposto l’altro giorno Luca LottiOvvero non solo un incarico di partito ma anche un lavoro comune per individuare un candidato e superare le primarie. Senza buttare a mare il lavoro fatto e in accordo con il partito nazionale. E magari, offerta sempre di Lotti, accettare, da parte del Pd, un po’ di scena di De Luca che avrebbe gridato al golpe nel momento in cui l’assemblea avrebbe annullato il voto del 22 febbraio con il 60 per cento dei voti. Ma in segreto si lavorava di comune accordo.






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