Procura, i paletti di Lembo: basta con le denunce anonime

Procura, i paletti di Lembo: basta con le denunce anonime
di Paolo Russo
Sabato 13 Dicembre 2014, 22:29 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 09:17
3 Minuti di Lettura
SALERNO - Cento giorni a Salerno. Nei primi sette, alla fine dello scorso mese di settembre, solo due «pratiche» sulla sua scrivania. Non che non arrivassero messaggi di auguri, notizie di reato, fascicoli e turni di lavoro dei suoi pm. Ma il procuratore Corrado Lembo aveva due priorità alla vigilia di quel San Matteo che si è subito rivelato notitia criminis. E lo rivela alla platea di avvocati e magistrati che affollano la sala congressi del «San Luca» di Battipaglia, in cui si discute di «Giustizia penale e mass media». Prima questione: le denunce anonime. Seconda, ma sullo stesso piano: i rapporti con gli organi di informazione. Questioni da dirimere subito, perché su questi temi il procuratore aveva già le idee chiare. Quindi subito nero su bianco la prima decisione: «Le notizie anonime vanno cestinate». Sì nel cestino dei rifiuti. Perché «sono un male per la giustizia, un inutile dispendio di energie e impegno» e non c’è oggettivamente la possibilità di lavorarci vista l’altezza e anche il peso dei faldoni nelle stanze della pubblica accusa. «Certo, in una casistica molto rigorosa le denunce anonime contengono anche notizie fondate, ma chi ha da fornire elementi utili si riveli, mostri il suo nome e il suo volto». Nessuna sottovalutazione quindi delle denunce senza firma, ma anche un invito a dare indicazioni che possano accelerare i tempi di un’inchiesta.

Seconda priorità, i rapporti con i media. Si parla anche in questo caso di «notizie» e il procuratore ne dà due insieme. Quando era procuratore a Santa Maria Capua Vetere, era anche un «attento lettore» dei giornali salernitani. Li ha letti, e si è fatto un’idea precisa anche del «circuito» delle notizie, in particolare quelle che riguardano il proprio lavoro. Spiega: «Ho voluto subito mettere ordine nella doverosa informazione, e sottolineo doverosa, che spetta al nostro ufficio. Doverosa non perché lo dico io ma perché è previsto dalla legge. Ma che sia corretta: corretti comunicati e corrette conferenze stampa. Cioè tutelando con un giusto bilanciamento il segreto investigativo. E applicando l’articolo 5 della legge che prevede che ”un unico soggetto può dare informazioni, il procuratore o un suo delegato”. Altre scorciatoie non ci sono e non ci saranno». E qui spunta l’altra notizia: «Ho messo sotto processo qualcuno, che ovviamente non rivelo, che ha diffuso notizie coperte dal segreto investigativo. Quindi va definito puntualmente l’ambito ostensibile dell’informazione, fermo restando il richiamo al dovere di rendere pubbliche quanto possibile le notizie sulle nostre attività d’indagine». C’è un’inchiesta dunque, su una fuga di notizie che c’è stata nei primi cento giorni del procuratore Lembo a Salerno. Questa la decisione e questi i paletti fissati in Procura. E anche se conoscessimo il destinatario del procedimento, per tornare al tema del convegno, il Mattino non potrebbe scriverlo perché coperto da segreto investigativo. Un dibattito animato e proficuo quello organizzato a Battipaglia dall’Ucpi, con il presidente dell’organo di controllo Giovanni Sofia, e al quale hanno partecipato anche il presidente di sezione della Corte d’Appello Claudio Tringali, e l’avvocato Leonardo Mastia, componente penalnet Ucpi. Sulla corretta informazione, sui «processi mediatici», e la spettacolarizzazione delle notizie della cronaca giudiziaria si sono confrontati i relatori davanti alla platea di avvocati e magistrati. Sono intervenuti anche il presidente della Corte d’Appello Matteo Casale, il vice prefetto e commissario a Battipaglia Ada Ferraro, il presidente della Camera penale Michele Sarno.






© RIPRODUZIONE RISERVATA