Sant'Anna, festa e riti: cento chiese del salernitano in viola e giallo

Sant'Anna, festa e riti: cento chiese del salernitano in viola e giallo
di Rino Mele
Sabato 26 Luglio 2014, 12:34 - Ultimo agg. 12:35
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La nostra provincia oggi fitta di tridui e novene, una piccola selva di canti devozionali per Sant’Anna. In ogni paese c’ una chiesetta, una cappella, un luogo sacro a lei dedicato. A Salerno, poi, due chiese portano il suo straordinario nome che ha un duplice verso di lettura ( palindromo, come un insetto linguistico va in opposte direzioni con le sue antenne divine): Sant’Anna al porto, sotto il livello della strada, col pavimento che gi il mare e Sant’Anna in San Lorenzo, a Canalone: sul monastero che fu edificato nello splendore drammatico del Medioevo salernitano ed ebbe le sue radici nel tempo e nella volont del principe longobardo Gisulfo, morto nel 977. Dovunque, nella provincia di Salerno, oggi c’è una processione o una giostra di canti, un implorare grazie, la richiesta di pace su antichi strazi di colpe, ma in uno solo dei nostri centocinquantotto comuni lei è patrona, dominatrice delle anime, a Sant’Arsenio. Nel Protovangelo di Giacomo, più che altrove, ci viene raccontata la sua gloria legata a quella di sua figlia: Maria aveva appena sei mesi quando Anna volle provare a farla camminare, “la pose a terra, per vedere se stava ritta. Essa fece sette passi e tornò sul suo grembo”. La madre, allora, la sollevò, la tenne ferma in alto: nella stretta geometria di quei numeri aveva compreso il valore estremo della bambina nata per volere di Dio (l’annunzio le era stato dato con una semplicità meravigliosa, nel segno delle immagini d’aria quando appaiono necessarie metafore del desiderio: “Avendo alzato lo sguardo verso il cielo vide sul lauro un nido di passeri”). Oggi, nel caldo incostante e aspro di questo fine luglio, le statue di Sant’Anna -in esse prevalgono i colori viola e giallo- ondeggiando s’allontaneranno tra la folla tornando verso di essa (a Ischia le barche illuminate nel nero del mare, tra gli scogli di Sant’Anna, ogni anno esprimono allegorie e parole mute). Nelle nostre processioni viene rappresentata solo col busto, come fosse seduta, il volto sereno, gli occhi fermi di chi ha compreso. Pure, c’è un bellissimo dipinto del 1425, su tavola, di Masaccio ma forse con interventi del suo maestro Masolino (si trova alla galleria degli Uffizi) in cui, avvolta da un grande manto rosso, Sant’Anna è in piedi e protegge la Madonna, seduta con in braccio il Bambino, dipinto nella sua sorprendente forza, indicazione di una vitalità originaria. Da dove nasce l’acuto bisogno di amore per Sant’Anna? Lo strazio d’affezione popolare che non ha mai perso d’intensità? Credo dal suo rappresentare la seconda madre di Cristo, ma totalmente umana: la donna infelice che, vedendo due passeri su un ramo, pensa a sé e al suo sposo, Gioacchino, e sogna una figlia che nasce davvero.
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