Caos San Matteo: "Ho solo urlato 'vattenn', non sono un camorrista"

Caos San Matteo: "Ho solo urlato 'vattenn', non sono un camorrista"
di Angela Trocini
Venerdì 17 Ottobre 2014, 22:11 - Ultimo agg. 18 Ottobre, 08:49
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SALERNO - Tra i venti indagati per i disordini durante la processione di San Matteo, lo scorso 21 settembre, solo a Consolato Esposito, Raffaele Amoroso e Domenico Alfieri (che, secondo le accuse, avrebbe collaborato con i primi due) sono contestate le “giravolte” nei luoghi in cui tra il 1996 e il 2002 avvennero tre omicidi di camorra le cui vittime erano legate da rapporti di parentela con Consolato Esposito, vicecapoparanza di San Matteo.



Per Amoroso e per lo stesso Esposito c’è anche la contestazione, tra l’altro, di aver fatto mettere la statua di San Matteo a terra in via Roma all’altezza del bar Rosa la cui proprietaria al 50% è Anna Maria De Michele moglie del capoparanza Amoroso. Inoltre sarebbero stati l’Amoroso e il De Martino a ritardare l’uscita dei Santi dalla cattedrale dopo averle trovate già preparate nell’atrio del duomo.



E sempre l’Amoroso avrebbe deviato il percorso della processione dirigendo la paranza di San Matteo dinanzi la sede provinciale della Guardia di Finanza e in tre (De Martino, Amoroso e Esposito) avrebbero fatto entrare nel cortile del Comune le paranze di San Giuseppe e San Matteo contravvenendo a quanto previsto nel programma della processione.



Poi ci sono posizioni del tutto marginali, come quella di Mario Ferrara (difeso dall’avvocato Vincenzo Caliendo) che deve rispondere di vilipendio e di aver turbato la funzione religiosa solo per aver proferito le parole - come si evince dal provvedimento di chiusura delle indagini preliminari - «...via via... buuu... vergogna... avete rovinato la processione» turbativa. L’indagato era all’altezza del bar Rosa, in via Roma, luogo dove c’erano anche altri indagati che devono rispondere sempre delle medesime ipotesi di reato.



Gianluca Mutarelli, ad esempio secondo le accuse, avrebbe proferito all’indirizzo del vescovo, espressioni del tipo «sei la vergogna di Salerno... ci hai messo la vergogna addosso, vai via». E attraverso l’avvocato Grazia Maria Cirillo, il Mutarelli ha chiarito che «giammai si è reso complice di inchini a boss assassinati e giravolte della statua nei luoghi di omicidi di camorra» ma è stato solo un semplice spettatore tra la folla.



E descriviamo ancora le contestazioni della procura a carico di coloro che sono stati individuati nei pressi del bar Rosa.



Riccardo De Angelis avrebbe proferito all’indirizzo dell’arcivescovo Luigi Moretti le espressioni «scemo... scemo...vergognati, vergognati» offendendo, secondo le accuse, la religione cattolica mediante vilipendio di un ministro del culto e turbava il regolare svolgimento della pocessione del patrono.

Palmerino Oliva diceva «magnat e men... vergognatevi, vergogantevi»; e, ancora, «siete la rovina di Salerno» e «mettiti a dieta».

Maria Cristina Tortorella ha detto solo «vatten...» all’indirizzo dell’arcivescovo Moretti.



Rossella Pullo, sempre contro l’alto prelato, avrebbe utilizzato espressioni del tipo «si vulit sparagnà mittitit a dieta ca pise nu quintale e quaranta...miettet a diet se vuò sparagnà...».



Antonio Amati ha apostrofato l’arcivescovo, come si legge nel provvedimento di conclusione indagini, con «ue munnezz... ue munnezz».



Mario Barra, sempre in via Roma all’altezza del bar Rosa, diceva all’arcivescovo «sei un ridicolo... un ridicolo sei... Salerno siamo noi, vergognati...vergognati». E, ancora, «stu mongoloide».



Maria Rosaria D’Agostino e Veronica D’Agostino all’altezza del bar Umberto in via Roma e in zona Largo Campo hanno urlato ed inveito insieme all’indirizzo del prelato e la sola Maria Rosaria ha proferito espressioni «vattenne» e «scemo».

Gianluca Vitale, all’altezza del bar Fabula sempre in via Roma, offendeva la religione cattolica e turbava il regolare svolgimento della processione anche se da un filmato dell’emittente televisiva “Telecolore” che l’avrebbe ripreso non si evincono le parole dette all’arcivescovo Moretti. Tanto che nel capo di imputazione che lo riguarda non sono specificate.

Giovanni Di Landri e Carlo Cuoco, anche loro all’altezza del bar Fabula, dicevano «Moretti vattene...vattene affanculo».



Ad Antonio Simone vengono contestati il vilipendio e turbativa di funzione religiosa (articoli 403 e 405 del codice penale) per le espressioni «via...via... vai via...».



Gerardo De Simone, in via Duomo largo Alfano I, usava nei confronti di monsignor Luigi Moretti espressioni del tipo «vai via... scemo...scemo...vergognati...».



Giovanni Di Landri, Guglielmo Pagano, Gianluca Vitale e Carlo Cuoco, sempre in via Duomo largo Alfano I, avrebbero distolto i fedeli mentre questi ultimi erano in raccoglimento nella preghiera inveendo e fischiando a più riprese contro l’arcivescovo di Salerno affacciato al davanzale della cattedrale per impartire la benedizione ai fedeli al termine della processione. Vicenda contestata anche a Consolato Esposito che, al rientro della processione, affacciatosi dalla balaustra della scalinata del Duomo, prima avrebbe richiamato l’altro vicecapoparanza Matteo Siano (intervenuto quest’ultimo a far cessare le contestazioni provenienti dalla folla sottostante) sollecitandolo a non intervenire e poi egli stesso avrebbe incitato la folla a continuare la protesta. Il sostituto procuratore Francesca Fittipaldi, titolare dell’inchiesta e che ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari insieme al procuratore capo Corrado Lembo, individua nelle persone di Raffaele Amoroso e Raffaele De Martino, in qualità di capiparanza delle statue di San Matteo e San Giuseppe, e Consolato Esposito (vicecapoparanza della statua di San Matteo) coloro i quali hanno disatteso gli accordi che erano stati presi nelle riunioni preparatorie alla processione del patrono. Nello specifico la processione avrebbe dovuto seguire un percorso stabilito senza le soste presso il comando provinciale della Guardia di Finanza, nè presso il Comune nè presso piazza Cavour.



Le paranze, rispettando il percorso, avrebbero potuto girare su se stesse solo all’incrocio di corso Vittorio Emanuele con via Cilento (via dei Principati, per intenderci), all’incrocio con via Cilento e con corso Garibaldi e a Largo Campo. Le statue dei santi, sempre secondo l’accordo riassunto nel promemoria redatto da don Antonio Quaranta, approvato dall’arcivescovo e consegnato ai capiparanza, sarebbero state preparate nell’atrio della cattedrale per tenere insieme basilica e atrio. Per la procura, quindi, Amoroso e De Martino avrebbero simulato di ignorare che le statue sarebbero state preparate fuori dalla cattedrale. Il ritardo dell’uscita dei Santi e l’inizio della cerimonia religiosa, quindi, sarebbe stato pretestuoso.
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