San Matteo, vigilia di tensioni: un mese per ricucire sulle nuove regole

San Matteo, vigilia di tensioni: un mese per ricucire sulle nuove regole
di Giovanna Di Giorgio
Venerdì 22 Agosto 2014, 10:33
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Alla gente, in prima fila nel quadriportico del duomo di San Matteo in attesa dell’alzata del panno, pare non interessare affatto delle polemiche in atto sulle nuove regole di sobriet per la processione del patrono. Quelle imposte dal vescovo, e mal digerite dal sindaco, che hanno imposto di non entrare nel Comune come negli anni passati. Ma ci sono le tensioni se i capi paranza non riescono a dissimulare. Uomini e donne, per lo più anziani, sembrano molto più preoccupati nello sventolare ventagli per fronteggiare il caldo umido e appiccicoso, ennesimo regalo dell’anomala estate. Così anche l’arcivescovo Luigi Moretti che, quando fa capolino tra la gente dopo aver celebrato la messa nella cripta con i portatori, ostenta un sorriso sereno. Almeno apparentemente. Suda, perché lo zucchetto in testa non aiuta. E chiacchiera con le autorità presenti: una parola con il cardinale Martino, un’occhiata all’inossidabile don Comincio, una stretta di mano con i vertici di finanza, carabinieri e marina, un benvenuto al nuovo questore Anzalone. Fino a quando, preceduti dall’allegra musichetta intonata dalla banda, arrivano loro, i portatori. Schierati in doppia fila, scortano il braccio del santo dalla doppia faccia e reggono, orgogliosi, il panno che di lì a poco sarà innalzato perché sventoli, per tutto il prossimo mese, davanti all’ingresso principale della cattedrale.

La gente applaude e, con buona pace dell’annunciata sobrietà, batte le mani a tempo di musica. Tanto che Moretti, quasi timido, esordisce: «Ci raccogliamo un momento in preghiera». C’è chi sorride, chi scatta foto, chi commenta l’evento. Invece loro, i portatori, non ridono. Il volto è più scuro che provato. Troppo serio reputano il loro compito, sicuramente. Ma soprattutto, benché provino a mascherare, non sono certo dell’umore più adatto. La spensieratezza è un’altra cosa. «In trent’anni, mai abbiamo vissuto un momento così delicato come questo», dice il responsabile della paranza di San Matteo. Che non solo cuce la bocca, ma ritira le braccia mettendole conserte. Non ha nessuna intenzione di parlare. E non perché il vescovo, intanto, sta facendo il suo intervento. Non vuole parlare perché «c’è un po’ di maretta, e si vede». Intorno a lui, che è il capo, gli altri portatori in maglia azzurra osservano e, braccia conserte anche loro, stanno zitti. I visi appaiono preoccupati, ma l’ordine è quello di tacere. «Si dicono troppe sciocchezze. È da un anno che io parlo con il vescovo e con il sindaco, e tante cose non sono vere. Per esempio, ora si dirà che De Luca non è venuto e su questa cosa si ricamerà. In realtà, il sindaco non è mai, mai venuto a questa cerimonia». A rappresentare il Comune, Vincenzo De Luca ha mandato la sua vice Eva Avossa. «Comunque, vedremo quello che accadrà, c’è ancora un mese di tempo. Adesso non è il momento di parlare». Niente, non si sbottonano, neppure sulle nuove regole: «Quali nuove regole? Il vescovo dice quello che vuole», cerca di dissimulare il responsabile e di fingere modestia: «Noi portiamo solo il santo». Poi, allargando le braccia e continuando a rifiutarsi di dire il suo nome, aggiunge: «Ognuno fa quello che vuole. Anzi no – si corregge – solo il Padreterno fa quello che vuole». Nessun accenno alla direttiva per cui la statua del santo, quest’anno, non entrerà a palazzo di città. Eppure, sulla loro maglietta azzurra - quella che in tanti hanno già realizzato per i figli piccoli perché seguano le loro orme – accanto all’immagine di San Matteo hanno anche stampata la «S» di Vignelli. «Ce l’abbiamo da tre anni perché questo è il simbolo del Comune». Gli altri portatori, però, quelli delle altre paranze, non ce l’hanno. Almeno non quelli di San Giuseppe, anch’essi presenti in maglietta celeste. Le altre paranze, invece, non ci sono: «Quelli di San Giuseppe sono venuti perché ci tengono, ma quella di settembre è la processione di San Matteo», precisa.

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