San Matteo, tredici indagati per la processione-caos: «Vicini agli ultrà»

San Matteo, tredici indagati per la processione-caos: «Vicini agli ultrà»
di Petronilla Carillo
Lunedì 29 Settembre 2014, 23:04 - Ultimo agg. 30 Settembre, 08:38
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Caos san Matteo, la procura ha chiuso il cerchio intorno ai responsabili dei disordini avvenuti durante la processione del patrono, lo scorso 21 settembre, e dei fischi rivolti all’arcivescovo Luigi Moretti. Nelle prossime ore potrebbero anche essere sentiti dal magistrato al quale il procuratore capo Corrado Lembo ha delegato le indagini, il sostituto procuratore Francesca Fittipaldi. Ben presto verranno puniti, ripete ancora il procuratore Lembo. E aggiunge: Ripeto quanto detto gi nei giorni scorsi: si tratta di persone che non hanno nulla a che fare con il contesto religioso ma sono contigue agli ambienti della tifoseria granata e non solo. L’inchiesta, dunque, agli sgoccioli. Il procuratore assicura che, appena saranno ascoltati tutti i soggetti individuati, convocher una conferenza stampa per spiegare quanto accaduto nel dettaglio. Far vedere anche i filmati in nostro possesso - dice - cos tutti si renderanno conto di cosa successo. Inchiesta top secret, soprattutto quando si parla del numero degli indagati. Prima dice poco pi di una decina, poi aggiunge qualcosa in meno di quindici, forse tredici. Per il momento le ipotesi di reato restano quelle di sempre: turbamento di funzione religiosa e offese ad un ministro di culto. «Quanto accaduto è molto grave - ripete - e il nostro dovere è assicurare alla giustizia i responsabili. E lo faremo. Abbiamo identificato uno ad uno tutti quelli che hanno partecipato alla rivolta: i loro volti sono impressi nei filmati». Insomma, nessuna via di uscita per chi ha agitato le acque e si è reso protagonista di una vicenda surreale. Per loro è pronta una denuncia, «poi sarà il giudice a fare le valutazioni del caso». Ma non sarebbe escluso che, una volta sentiti, per qualcuno si potrebbe prospettare anche qualche accusa diversa. C’è soprattutto un punto sul quale il procuratore di Salerno insiste più volte: «diciamo pure che quanto accaduto qui è anche frutto di una emulazione di quanto successo altrove». Ma non parla solo della Campania. «Quando dico altrove mi riferisco a tutta Italia, anche alla Calabria», sottolinea. Una battuta, dunque, che farebbe supporre anche presenze della criminalità tra i rivoltosi. Ma, su questo punto, non da conferme.

Come non da indizi sul fronte delle indagini che riguardano i fuochi d’artificio. Sorride il procuratore quando gli si chiede a che punto è questo filone investigativo e si chiude a riccio, con un secco «stiamo lavorando, non trascuriamo nulla». Un lavoro certosino, quello svolto dai poliziotti della Digos, i quali, attraverso la visione delle immagini registrate e delle fotografie scattate dalla Scientifica, hanno provveduto a identificare uno ad uno tutti i 150 portatori delle paranze addette al trasporto delle statue. Appena le statue sono uscite dal chiostro del Duomo, dopo le prime discussioni tra i capi paranza e il vescovo, la polizia ha iniziato a monitorare tutti i partecipanti della processione e a scortare il vescovo che portava il braccio di san Matteo. Per quanto riguarda invece il filone fuochi d’artificio, si sta lavorando non solo per capire chi abbia pagato l’acquisto dei giochi pirotecnici ma anche chi li abbia posizionati sulla spiaggia di santa Teresa e accesi passando inosservati agli occhi delle tante persone presenti in città quella sera.

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