Erano giovani agli inizi del Duemila ma conoscevano bene i rituali della camorra. Soprattutto non perdevano occasione di ricordarsi, l’un l’altro, di stare zitti. È questo almeno il significato di quei baci «in bocca» di cui si legge anche in alcune lettere inviate dal carcere da Francesco Salvini.
Lettere dai contenuti «affabili», «gentili» e persino «amorevoli» come sottolineano alcuni avvocati in aula durante l’udienza del processo per l’omicidio di Donato Stellato ma dietro ai quali si nascondevano precise indicazioni. È quanto ha cercato di far emergere anche il pm dell’Antimafia Rosa Volpe, quando ha chiesto al suo teste (il pentito Salvini da lei voluto nuovamente in aula, dal vivo) di parlare delle lettere ritrovate in carcere e dei loro significati simbolici.