Ceretta, corsetta e viagra: tre storie di cinquantenni ridicoli

Ceretta, corsetta e viagra: tre storie di cinquantenni ridicoli
Martedì 21 Aprile 2015, 12:49 - Ultimo agg. 12:55
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In esclusiva per i lettori di Leggo.it, tre capitoli estratti da "Cinquant'anni e non sentirli" di Maurizio Longobardi. Una raccolta di cinquanta racconti su quanto gli uomini riescano a rendersi ridicoli alla soglia del mezzo secolo.



CAPITOLO V

Siamo tutti Maratoneti




Dopo anni ed anni di vita sedentaria, di pranzi e cene di lavoro, di degustazione di vini eccezionali, di parcheggi sopra i marciapiedi per non subire traumi tra l’uscita dalla macchina e la rampa di scale che ci separa dall’agognato divano, per noi ragazzotti scatta il bisogno di affermare la nostra potenza fisica. Decidiamo di partecipare ad una maratona. Avete capito bene, non ad una corsettina qualsiasi, magari di 10 chilometrini, che equivalgono a quanto di solito percorriamo in un anno, compreso l’ascensore per salire le scale, alla maratona cioè, 42 km, come quelli percorsi a New York o quelli che si percorrono a Roma. Mio fratello, che spero non si offenda, tra una crisi di asma e l’altra decide che è il momento di confrontarsi con i suoi limiti. Non dico quale dei due fratelli, in quanto uno è realmente sportivo, quindi potremmo giocare sull’equivoco, mentre l’asma, diciamo che è il nostro segno distintivo di famiglia, visto che siamo tutti e tre allergici. Tutto era pronto, il primo giorno mio fratello poteva cominciare a pianificare i vari step di allenamento dei prossimi tre mesi prima di aggredire l’agognato traguardo. Si perché un cinquantenne, non si affida al caso, pianifica, magari senza troppa considerazione di se stesso, ma comunque pianifica. Primo giorno si parte, sono dai cinque ai sette chilometri, l’occorrente c’è tutto, vecchie scarpette da corsa, un vecchio paio di cal- 28 - Bozza zoncini, una vecchia maglietta, l’orologio, rigorosamente contapassi e conta calorie. Vi risparmio i dettagli dei primi 700 metri e soprattutto del terzo chilometro, per concentrarmi sull’arrivo. Il pantaloncino posizionato sopra il marsupietto, al di sotto la tartarughina rovesciata, evidente la differenza tra le gambette a spillo, prive quasi di muscoli e la rotondità del girovita e dei pettorali, praticamente “un supplì con le gambe”. In effetti l’idea del supplì, rigorosamente al sugo si addice molto alla scena, visto il colore rosso fiammante del viso di mio fratello al suo rientro. Mancava l’urlo di “Adriana!” e poteva tranquillamente sembrare Rocky alla fine del suo primo combattimento. Una immagine impietosa che solo a raccontarla scoraggerebbe qualsiasi atleta a compiere altri sforzi, soprattutto dietro qualsiasi consiglio medico, di buon senso. Ma lui no, è innanzitutto un cinquantenne e poi ha realmente una forza di volontà che ammiro da sempre. Il primo bilancio fu di cinque vesciche ai piedi sparse qua e là ed acido lattico a volontà, tanto da tenerlo immobilizzato per quattro giorni sulla sua amata poltrona dell’ufficio. Un ragazzo qualsiasi si sarebbe arreso, ma un cinquantenne no, cosi dopo tre mesi mi vedo arrivare un messaggio: «Carissimo Bro!» che sta per brother, «stiamo quasi per partire! conto di percorrere almeno 35 km, come da mio ultimo allenamento ». Incredibile, era arrivato il giorno della maratona e lui era lì, in partenza insieme a qualche migliaio di persone, i vari saltimbanchi e gente di tutte le categorie. Capii il significato del messaggio dopo aver visto sul sito della Repubblica che stava per iniziare la maratona di Roma. Non vi nascondo la mia preoccupazione, considerate che io mi fermo sempre senza oltrepassare i limiti perché penso che a questa - 29 - Bozza età ci si senta piloti, ma purtroppo di una macchina usata di terza mano! Non ebbi notizie per tutto il giorno sino al messaggio fatidico delle 20:00: «maratona terminata in 6:50 h». Incredibile, non aveva mollato, era riuscito a recuperare il suo fisico ed a terminare l’opera, una vera prova di carattere. La mia risposta: «grande Bro, ti voglio bene!». E tirai un grande sospiro di sollievo. Appresi poi, sempre dal sito della Repubblica che una signora ottantenne aveva completato la maratona in 7 ore circa, mio fratello era arrivato mezz’ora prima…



CAPITOLO VIII

La depilazione


Qualcuno di voi ha idea di quanto crescono al massimo i peli sul corpo di un uomo? È veramente una domanda difficile, guardando Franco direi molto, ma di certo quando diventano ricci e bianchi la rilevazione risulta quasi impossibile… Ma prima di parlarvi di Franco facciamo un passo indietro con una brevissima citazione storica, tipo: «L’uomo pè esse uomo, ha da puzzà…». Ovvero deve mantenere il suo aspetto da semi orsacchiotto puzzone! Per fortuna la modernità ci ha fatto fare dei balzi avanti e così il sopracitato principio è quasi del tutto decaduto. Anche io mi sono imbattuto nella riflessione. Qualche anno fa, esattamente quando stimavo la lunghezza dei miei riccioluti peli, che oramai divenivano canuti, in circa 10 cm, che separavano il mio petto dalla maglietta Prada… Una scenetta quasi raccapricciante, nemmeno quella che io ritenevo splendida forma asciutta, riusciva ad attenuare l’imbarazzante spettacolo, decisi di attingere alle soluzioni possibili: Cedere o meglio regalare il mio ultimo acquisto di magliette e felpe di Prada. - 37 - Bozza Entrare nel tunnel dell’uomo che si depila… Non ci misi molto a prendere una strada e mi precipitai in una profumeria per acquistare, in incognita e con profondo imbarazzo, l’agognata lozione che avrebbe risolto il problema. Un imbarazzo quasi simile a quando vorresti comprare un pacchetto di preservativi con la farmacista che ad altissima voce ti chiede quali caratteriste desideri che abbiano. Tornando all’acquisto, una volta pagato con nonchalance, mi recai a casa e risparmiandovi i dettagli di una scena quasi pietosa rimossi, più o meno, i peli dal mio petto, ma non dalla schiena, che avevo perso di vista da qualche anno e pensavo non avesse problemi di quel genere! Entrai così nel tunnel della depilazione, ovviamente la crema non bastava e passai alla “ceretta”, petto e schiena, che per chi dopo oltre 40 anni di allevamento peli, forti e robusti, non ha idea, significa buttarsi col paracadute senza sapere nemmeno quale sia la leva per aprirlo. Vi risparmio anche questa evoluzione che durò anni e che dopo un sacrificio così estremo fa di me un uomo quasi glabro, in grado di percepire il piacere di una doccia con bagnoschiuma profumato senza dover usare il phon per asciugare i peli e scongiurando l’effetto cucciolo di cane bagnato. Aggiungo che in piccole cittadine questa pratica è ancora riservata alle donne, tanto è vero che la prima ed unica volta in cui feci la ceretta a Siena, dovetti giurare con il sangue che non volevo approfittarmi della giovane estetista. Dichiarai che non le avrei fatto avances di nessun genere. Sfido qualunque maniaco sessuale, dopo il terzo strappo di peli, a desiderare altro che non vestirsi e scappare più lontano possibile… Torniamo velocemente a Franco per affermare il principio che noi uomini cinquantenni bigottissimi vogliamo essere guidati verso l’oblio… “Non vi spaventate è una semplice metafora”. - 38 - Bozza Franco, parente stretto dell’orsetto Teddie, mostrava la sua seconda magliettina di peli riccioluti e canuti, come tutti gli anni il 15 di agosto bordo piscina. Quell’anno non seppi proprio resistere e con la complicità di Marco, Roberto e Gianfranco lo immobilizzammo davanti agli occhi increduli di sua moglie che non sapeva se ridere o piangere. Con la mia macchinetta trimmer, iniziai la tosatura, accompagnato dalle urla e gli improperi di Franco, sino a completare l’opera. Fu veramente impegnativo e francamente il risultato lasciò molto a desiderare, ma capii che qualcosa stava accadendo. Franco più tardi mi chiese di rimediare a taluni tagli troppo affrettati, sino all’epilogo finale. Considerate che lui nel tunnel della ceretta non è mai caduto, mi dicono comunque, fonti ben informate, che oramai regolarmente il suo corpo ha rinunciato agli inseparabili ed adorabili riccettini di pelo…



CAPITOLO XXVI

Primi approcci con il viagra


Credo che per un uomo dover ricorrere al viagra, se non per pura curiosità, sia una delle cose più umilianti, almeno per quelli della mia età.
Dopo i settanta, con la scusa di qualche piccola disfunzione cardiaca, vanno giù con il cialis e quindi si vedono degli uomini attempati che pur camminando un pò ricurvi sono carichi, come una doppietta pronta a sparare ad un cinghiale. Simone non ne aveva mai fatto uso, né tantomeno aveva mai mostrato interesse verso il prodotto sino a quella memorabile data. Era il 3 di agosto quando l’avvenente Paola di 39 anni aveva deciso di andare a casa sua per degustare una cenetta afrodisiaca preparata minuziosamente da Simone. Per Simone, un single di 50 anni quella era una serata molto particolare, soprattutto perché Paola quando decideva di partecipare ad una cena così, aveva già previsto di concedersi ad una notte di sesso sfrenato. La preoccupazione di quando una donna di quarant’anni vuole trascorrere una notte di sesso è semplicemente nella parola “donna”, che sa bene quello che vuole, quindi parole o barzellette non aiutano. Mi viene in mente un film di Verdone “Acqua e Sapone” dove lui chiedeva se le era piaciuto l’atto appena consumato, e lei: - 79 - Bozza «È durato un po’ poco!». E lui: «Si, ma tu da quando conti?». Ecco queste cose alla Paola non poteva raccontargliele. Decise, con una certa reticenza, di ingerire verso la fine della cena, ovvero al momento del dolce la pastiglia blu, andando in bagno con una banale scusa. Occorre premettere che Paola era una donna bellissima e molto intelligente, l’unico suo limite era stato sempre quello di non voler creare presupposti per rapporti impegnativi. La cena di Simone era assolutamente perfetta, l’atmosfera magica, la musica impeccabile… Avevano appena finito di consumare il lauto pasto e si erano posizionati sul divano. Mentre Simone era pronto a servire una bella coppa di champagne, in lei accadde qualcosa… Lui si avvicinò porgendole la coppa e lei la prese ed ammiccò un sorriso, il buon Simone sentiva agire in maniera prepotente il farmaco miracoloso. Si avvicinò a lei, accennò una carezza e stava per sfiorarle le labbra quando Paola lo gelò dicendo: «In me sta accadendo qualcosa di strano!». «A chi lo dici!» ribatté prontamente Simone E lei: «Questa sera dovremmo investire su di noi e continuare a parlare per rendere più solido questo rapporto nascente!». Simone era sconvolto, sperava di non aver capito. La bellissima Paola stava cedendo ai sentimenti, ma per far questo non voleva fare sesso. Simone si stava trasformando, aveva il fumo che fuoriusciva dalle orecchie e non sapeva cosa fare. Nel frattempo lei si prodigava in smielati discorsi, circa quanto bello fosse stare li e passare del tempo con una persona come lui. Simone non sapeva più cosa fare, si alzava in continuazione per - 80 - Bozza poi sedersi di nuovo, l’invito era veramente interessante, quindi non poteva cedere ai suoi istinti forzando la mano, ma il fisico non lo supportava. Paola cominciava ad accorgersi del suo disagio, ma non sapeva a cosa attribuirlo se non ricondurla a qualche problema legato al cibo consumato. Si alzò chiedendogli se aveva un limone con il quale gli avrebbe preparato una spremuta. Lui sempre più imbarazzato le indicò il frigo, la situazione diveniva paradossale, lei si interessava sempre di più a lui mentre la possibilità di consumare si allontanava. Decise allora di cavalcare l’onda del malessere di stomaco e si ritirò in bagno, è inutile dirlo che tentò di scaricare la tensione, ma con scarsissimo successo anzi. Uscì dopo quindici minuti completamente sudato lei decise di chiamare la guardia medica, ma lui la dissuase e la invitò ad andare a casa per l’imbarazzo. La serata ebbe un epilogo tragicomico, comunque i due si fidanzarono ma credo che per Simone la parentesi Viagra sia completamente chiusa!