Regina di Giordania e di Instagram, l'impegno sociale di Rania spopola sui social

Regina di Giordania e di Instagram, l'impegno sociale di Rania spopola sui social
di Antonio Bonanata
Martedì 23 Dicembre 2014, 20:47 - Ultimo agg. 20:48
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Regina di Instagram, oltre che della Giordania. Rania, la consorte di re Abdallah II, ora è diventata sovrana anche sul popolare social, inaugurando un profilo ufficiale.

Sono ben 365mila i suoi sudditi (leggi followers). Un gesto, quello di gestire personalmente un album di foto come qualsiasi altra donna, in perfetta coerenza con lo stile che si è data fin da subito: refrattaria alle formalità istituzionali e al protocollo, impegnata nel sociale in diverse battaglie umanitarie, emblema di donna libera e moderna.



È considerata all’unanimità una delle donne più belle del mondo, non solo una delle sovrane più amate in patria e all’estero. Da questa primavera ha impresso una svolta alla sua immagine, tornando pienamente protagonista nel dibattito pubblico nazionale e internazionale dopo un periodo di offuscamento – che risale alle rivolte della primavera araba scoppiate nel 2010. A quell’epoca, infatti, i tumulti che hanno insanguinato tutto il Nord Africa hanno lambito anche Amman. Il popolo reclamava più democrazia e trasparenza nei processi decisionali.



Il re ha reagito timidamente, la consorte per tutta risposta ha diradato i suoi impegni, si è eclissata. Nel 2011 è stata addirittura accusata da 36 tribù locali di aver favorito l’acquisto da parte della sua famiglia di terre destinate alla pastorizia. Da qualche mese ha riacceso il motore della sua popolarità con una serie di iniziative mirate: l’appoggio all’alfabetizzazione delle persone anziane e l’assistenza materna ai neonati.



La stampa la celebra come donna che lavora, decide e sbriga questioni, voce ufficiale e autorevole della Giordania. La rivista Forbes, infatti, l’ha inserita tra le cento donne più influenti del mondo. Tra le ultime uscite pubbliche, un incontro ad Abu Dabi, negli Emirati arabi uniti, per patrocinare un evento su media e tecnologia in Medio Oriente. Il suo messaggio forte («Il futuro sta nelle vostre mani, con il vostro talento la nostra regione sarà all’avanguardia nel mondo») è stato l’occasione per lanciare un duro attacco ai fondamentalisti islamici dell’Isis, accusati di voler portare gli arabi «all’epoca delle tenebre», di usare i valori dell’islam “manipolati”.



«Gli estremisti, storicamente, si avvantaggiano della compiacenza dei moderati. Credono che non faremo niente per fermarli. Ma non è così» ha aggiunto. Il suo paese è impegnato nella coalizione internazionale guidata dagli Usa che lotta contro l’esercito di Al-Bagdhadi in Iraq e Siria. È di questi giorni, poi, un suo post su Facebook che ha ottenuto quasi tre milioni di “mi piace”: Rania si immedesimava nel dolore delle madri dei bambini uccisi dai Talebani in Pakistan o dei tanti perseguitati dai terroristi in Yemen o in Nigeria nel nome di un islam radicale: «Il mio islam non è così, condanna l’assassinio dei bambini».



Quest’estate ha pubblicato su Instagram foto di minori uccisi a Gaza durante l’offensiva di Israele contro Hamas (538 su oltre duemila vittime).
Rania è infatti nata in Palestina e con quel gesto voleva sentirsi vicina al suo popolo. Per lo stesso motivo, sempre su Instagram, ha festeggiato lo scorso ottobre la riapertura della Spianata delle moschee – stabilita da Israele dopo l’attacco a un rabbino nazionalista. Insomma, Rania non dimentica di essere una regina, obbligata agli impegni che il ruolo le impone. Ma li declina nel linguaggio dei social: i suoi hashtag del momento sono #LoveJo, un atto di amore per il suo paese, e #OurArabWorld, per ricordare al mondo che la cultura islamica non è solo Isis, morte e terrore.