Uomo e donna, diversa mente: le differenze tra il cervello di lei e quello di lui

Uomo e donna, diversa mente: le differenze tra il cervello di lei e quello di lui
di Carla Massi
Mercoledì 4 Giugno 2014, 22:53 - Ultimo agg. 22:57
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​Diceva Rita Levi Montalcini: «Le donne che hanno cambiato il mondo, non hanno mai avuto bisogno di “mostrare” nulla se non la loro intelligenza». ​Diceva Rita Levi Montalcini: «Le donne che hanno cambiato il mondo, non hanno mai avuto bisogno di “mostrare” nulla se non la loro intelligenza».



Diceva Karen Blixen: «L’uomo e la donna sono due scrigni chiusi a chiave, dei quali uno contiene la chiave dell’altro». Quindi cervello, cultura, capacità associativa dei pensieri, creatività. Il cervello della donna pesa in media circa il 12% in meno di quello dell’uomo: 1.200 grammi contro i 1.350. Presenta un ippocampo più grande (maggiore tenuta mnemonica) e il corpo calloso più stretto, particolare che permette una più facile comunicazione tra i due emisferi. Come dire, si legge in una ricerca di neuroscienziati della Perelman School of Medicine della Pennsylvania, che lui è più predisposto al coordinamento dei movimenti mentre lei è più propensa a memoria e relazioni sociali.



LE DIFFERENZE

Gli uomini, dunque, vengono davvero da Marte e le donne da Venere? Le due teste funzionano davvero in modo diverso? Questione annosa che verrà riproposta mercoledì prossimo 11 giugno in Campidoglio da un convegno organizzato dalla Fondazione Atena onlus presieduta da Giulio Maira, ordinario di Neurochirurgia alla Cattolica di Roma. Il titolo: “Il cervello delle donne. Differenze e similitudini con il cervello maschile”. Un organo messo sotto la lente e “raccontato”, oltre che dal professor Maira sotto un profilo medico-scientifico, anche dalla stilista Anna Fendi (la creatività), il magistrato Simonetta Matone (il crimine al femminile), Isabella Rauti (consigliere del ministero dell’Interno per le Politiche di contrasto alla violenza di genere) e lo storico dell’arte Claudio Strinati (donna e arte).



«Possiamo dire, in linea di massima - spiega Maira che per i giorni 12 e 13 giugno ha organizzato a Roma un congresso internazionale su “I progressi nella biologia e nella cura dei gliomi cerebrali” - che l’uomo possiede un cervello che segue schemi logici più basati sulla razionalità, mentre nella donna il funzionamento cerebrale sarebbe maggiormente di tipo intuitivo. Una differenza nei comportamenti la si trova anche nel modo di reagire di fronte a stress o ira: la donna attiva il sistema limbico, cioè i circuiti emotivi e la reazione ha sempre una connotazione affettiva. L’uomo attiva la corteccia prefrontale per cui la risposta è prevalentemente motoria ed orientata all’azione».



Anna Fendi, erede della storica casa di moda, preferisce parlare di «cervello» e non di «cervello della donna». Alla creatività non dà colore, piuttosto è convinta che sia un processo mentale assai rigoroso a tirar fuori il meglio di una mente.



LA CREATIVITÀ

«Credo che tutto, da un’opera d’arte ad una collezione, debba partire dal sentimento - dice - per poi arrivare alla mediazione del cervello e all’applicazione del metodo. Niente, a mio avviso, è collegato al caso. Creatività e testa devono trovare equilibrio per funzionare e produrre il meglio. Se in questo processo un “ingrediente” è sbilanciato non possiamo arrivare alla creazione perfetta».

Maira parla di «intelligenze differenti» ma al tempo stesso complementari. Una diversità finalizzata alla convivenza, allo scontro, alla riproduzione, all’attrazione, alla differenziazione pacifica. «Ed è questo particolare - aggiunge Maira - che è affascinante dal punto di vista neurobiologico». Quindi funzionamento, reazione, controllo della aggressività e delle emozioni. «L’idea della donna che maltratta anche i figli e non riesce a bloccarsi davanti ad un atto di violenza è sempre stata associata solo alla follia - spiega Simonetta Matone, magistrato - ma non sempre così. Un concetto che si sta facendo strada pur faticosamente, ce lo dimostra la cronaca. Certo è che oggi, nel mondo della criminalità, notiamo un preoccupante trend femminile. Tra i giovani gli atteggiamenti violenti di lui e di lei si stanno sovrapponendo. Mentre prima le ragazze si poggiavano su un forte autocontrollo ora sembra che stia purtroppo cambiando».



LA STORIA

Raccontare il cervello rosa significa anche avvicinarsi alla storia, alla nostra cultura, ai retaggi e alle rivoluzioni. Vuol dire anche scoprire, per esempio, che l’artista femmina non è uscita allo scoperto se non dal 1550 in poi. Fino al momento in cui Vittoria Colonna non si affidò alla mano di Michelangelo per mettere su carta alcune sue ispirazioni artistiche. «Non fu lei materialmente a disegnare - fa sapere lo storico d’arte Claudio Strinati - ma Michelangelo che, alcune sue opere, ha seguito i suggerimenti della nobildonna. Fu un’intellettuale assai colta, si propose, in modo innovativo». L’estro di lui e di lei in alcuni disegni: la “Crocifissione per Vittoria Colonna” al British Museum a Londra, il “Sogno della vita umana” al Courtauld Institute di Londra, e “Il ratto di Ganimede”, Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi a Firenze.





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