Zingaretti e D'Amore portano a Venezia una Napoli noir

Luca Zingaretti e Marco D'Amore ieri alla Mostra di Venezia
Luca Zingaretti e Marco D'Amore ieri alla Mostra di Venezia
di Titta Fiore
Sabato 6 Settembre 2014, 17:27 - Ultimo agg. 17:39
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Perez.. Punto. E quel punto che chiude il titolo come uno scatto secco significa, dice il regista Edoardo De Angelis, che quell'uomo, il suo protagonista, decide di riprendere in mano la propria vita. Punto e a capo. Tutto quel che c’ prima di grottesco, di avventuroso, di tragico compone la storia del film, un noir metropolitano sullo sfondo metallico del Centro Direzionale di Napoli che ha chiuso ieri tra gli applausi la partecipazione italiana alla Mostra. Un viaggio nella zona grigia dell’animo umano, fredda come i colori del vetro e dell’acciaio dei grattacieli, vuota come il cuore di chi l’attraversa. Un recesso dove il bene e il male si confondono e il rifugio nella mediocrità sembra l'unico antidoto al dolore. «Volevo raccontare il lato oscuro di un individuo, esplorare la dimensione criminale che si nasconde in ciascuno di noi», spiega De Angelis, tornato dietro la macchina da presa dopo il bell’esordio, colorato e corale, di «Mozzarella Stories». Tutt'altra atmosfera qui: intorno a Perez, un avvocato d’ufficio vinto dal peso dell’insuccesso, c'è una livida, impotente solitudine. Ma quando il pericolo gli entra in casa, nei panni dell’ambiguo fidanzato dell’amatissima figlia, scopre di essere in grado di infrangere ogni regola. «Mors tua, vita mea», commenta Luca Zingaretti citando l'antica legge di natura.

Perez è lui, il suo enigmatico antagonista è Marco D’Amore. E finisce per essere una bella gara di popolarità, sul tappeto rosso, quella tra loro due, il commissario Montalbano e Ciro «l’immortale» della serie televisiva di «Gomorra». Ma tutto il cast è di grande livello: Massimiliano Gallo nei panni di un camorrista pentito di glaciale ferocia, Gianpaolo Fabrizio in quelli dell’amico del protagonista, un uomo sconfitto dalla vita e però presente a se stesso fino alle estreme conseguenze, e Simona Tabasco, una giovane attrice al debutto che ha messo nel ruolo della figlia tutto l’entusiasmo e la passione dei suoi vent’anni. «Considero questo film un vero regalo» commenta Zingaretti, anche coproduttore: «Dopo tanti anni avevo voglia di confrontarmi con un personaggio così complesso e con un regista che tornasse a insegnarmi qualcosa. Volevo rimettermi in gioco, sentirsi appagati può essere bello ma anche pericoloso. Ho fatto una scelta, spogliandomi di tutte le incrostazioni del mestiere. Mi sono fidato. E tutto questo, naturalmente, non ha nulla a che fare con Montalbano». D’Amore, che aveva appena finito le riprese di «Gomorra», avrebbe quasi voluto rinunciare a un nuovo ruolo di malavitoso. «Non avevo paura di essere etichettato, perché vivo con molta indipendenza le mie scelte di attore e ho alle spalle dieci anni di teatro con Toni Servillo. Dopo nove mesi di ”Gomorra” al servizio di un personaggio che mi aveva svuotato, temevo piuttosto di non essere efficace. Pensavo che i due caratteri si somigliassero troppo. Invece sono stato smentito. Nel film interpreto un figura criminale borderline che sceglie, per sua sfortuna, di confrontarsi con l’amore. E credo di aver vinto la sfida». La violenza di certe scene può far discutere? «Non credo, interpreto il gesto violento come atto liberatorio, non in chiave realistica. Per me il film è anche una parabola fantastica sull’esistenza».

Mai come quest’anno il cinema italiano ha ben figurato alla Mostra, la bella accoglienza riservata a «Perez.», passato ieri sera fuori concorso in Sala Grande, lo conferma. I nostri autori hanno dimostrato di saper raccontare il Paese con occhi nuovi ed è evidente che al cambiamento di stile e di generi contribuisca anche il successo di un diverso linguaggio televisivo. «Una serie come ”Gomorra” ci aiuta a praticare un terreno non necessariamente edulcorato», dice De Angelis. E non per caso oggi al Festival di Toronto la serie trasmessa da Sky sarà presentata come evento speciale cinematografico. «È un anno straordinario per la nostra produzione, è vero», conclude Zingaretti. «Quanto a ”Perez.”, sono convinto che potesse essere girato solo a Napoli, per l’entusiasmo e la passione di una città che ha ancora molti aspetti affascinanti da svelare al grande pubblico»
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