Bocelli superstar: «La mia notte magica alla Reggia di Caserta»

Bocelli superstar: «La mia notte magica alla Reggia di Caserta»
di Donatella Longobardi
Domenica 26 Aprile 2015, 13:29 - Ultimo agg. 18 Marzo, 13:33
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«Il successo? Non ci sono segreti. Piuttosto, c’è voluta tanta passione, buona volontà ed anche tanta salute». Si racconta così Andrea Bocelli, il tenore italiano più noto nel mondo, portavoce del Belpaese all’estero, tra le star che rappresenteranno l’Italia in occasione dell’Expo al concerto inaugurale in piazza Duomo a Milano il 30 aprile.



Con il suo carattere da buon toscano, aperto, solare, ha accettato di raccontarsi per annunciare la sua prossima, rara, incursione al Sud. Un megaconcerto nel parco della Reggia di Caserta, il 26 giugno, accompagnato dalla Grande Orchestra Reale diretta da Carlo Bernini e, tra gli ospiti, la soprano Alessandra Marianelli e Le DIV4S, Denise, Isabella, Vittoria e Sofia. Un appuntamento sul quale si punta per il rilancio del monumento.



Ma lei, Bocelli, conosce la Reggia?



«Da studente ne ho approfondito il valore storico e architettonico, da sempre ne ho sentito tessere le lodi da amici e parenti; mia moglie Veronica l’ha potuta apprezzare più volte, era meta obbligata per i suoi parenti d’oltreoceano in Italia... Però no, non ho ancora avuto la fortuna di visitare la Reggia di Caserta».



Dunque una prima volta?



«Certo. E attendo il giorno del concerto con particolare emozione: sarà una gioia poter far risuonare la mia voce e la musica che più amo in un luogo che, non a caso, è stato proclamato dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”».



Quanto è importante, soprattutto in questo momento di crisi economica, puntare sulla valorizzazione dei nostri patrimoni artistici e di luoghi come il palazzo vanvitelliano?



«Noi italiani abbiamo la fortuna di vivere immersi nella bellezza. È bene che ciascuno di noi abbia coscienza di questo immenso patrimonio e che faccia il possibile per preservarlo, valorizzarlo e divulgarlo, con generosità, senso di responsabilità e con il giusto orgoglio. Direi con sano patriottismo».





Il suo nome è come un marchio che rappresenta l’Italia nel mondo, come vede la situazione italiana dall’estero?



«La necessità di valorizzare maggiormente i nostri tesori artistici, comprende anche quell’inestimabile patrimonio musicale che la penisola può vantare. Purtroppo noi italiani tendenzialmente pecchiamo di esterofilia, mentre ad esempio gli americani, avessero dato i natali a Verdi, Puccini, Rossini, avrebbero trovato il modo di creare un business straordinario».











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