C'è rock in Campania: Jon Spencer Blues Explosion a Pompei

Jon Spencer Blues Explosion
Jon Spencer Blues Explosion
di Federico Vacalebre
Sabato 29 Agosto 2015, 18:43 - Ultimo agg. 18:44
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Finalmente un po' di sano, si fa per dire, rock. Uno po di ordine nato dal caos, o viceversa, un po' di chitarre sature e distorte. Merito del trio newyorkese noto come Jon Spencer Blues Explosion, atteso stasera al Pompeilab per "Rockalvi". Jon Spencer, leader dello storico trio newyorkese, racconta il nuovo album, il tour europeo, partendo proprio dal debutto a Pompei: "Sono curioso di vederla, conosco, come tutti i rock fans, il film di Adrian Maben girato negli scavi, ho da poco visto la nuova versione "final cut", è uno dei più grandi docufilm musicali di sempre. Grande musica e grande atmosfera, soprattutto le scene girate tra le rovine vuote".

Dal nome Blues Explosion al progetto Heavy Trash al nuovo album "Tower of freedom. No wave dance party 2015" il riferimento ai generi musicali più estremi del passato sembra uno dei suoi giochi preferiti.

"Non è un gioco, ma un tributo a grandi ere musicali, il punk e gli anni del post punk. Io vivo a New York da 29 anni e ancora non mi sento newyorkese. Così rendo omaggio alla città, ai gruppi con cui sono cresciuto: Ramones, New York Dolls, Voivoids, Television, le band di "No New York", storica compilation curata da Brian Eno...All'epoca la Grande Mela era il cuore della scena musicale".

A proposito di no wave, che cosa rimane di quel movimento, di quelle sghembe e isteriche costruzioni soniche?

"Arto Lindsay, John Lurie, Lydia Lunch... sono tutte persone che mi hanno ispirato molto. Rimane l'attitudine di quella stagione, che non ha nulla a che fare con quello che è diventata New York dopo Giuliani e l'11 settembre 2011".

Che concerto dobbiamo aspettarci a Pompei?

"Robe vecchie e nuove più qualche cover. Siamo stati in tour in America, Giappone e Australia, ora tocca all'Europa".

Che ricordo ha dei Pussy Galore?

"Poco, erano tempi selvaggi, ci siamo riuniti qualche anno fa per uno show in una galleria d'arte: trenta minuti e via, solo per divertirci".

E dei Boss Hog?

"Qualche anno fa abbiamo fatto un po' di date, ma ora il Boss è tornato a dormire".

Il suono convulso della band, capace di oltraggiare la tradizione rock violentandola, soprattutto in un album come "Orange", richiama alla mente l'esperienza di Cramps e Gun Club.

"Bei tempi, bel disco. Cramps e Gun Club cambiarono il sound, anche se l'America se ne accorse dopo l'Europa. Oggi sono considerati tra i padri dell'underground americano, la faccia cattiva dell'America".
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