Muse, il rock al tempo dei «Drones»

Matt Bellamy dei Muse
Matt Bellamy dei Muse
di Andrea Spinelli
Martedì 19 Maggio 2015, 13:36 - Ultimo agg. 16:31
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Quando lo scorso anno Andrew Niccol presentò alla Mostra del Cinema di Venezia “Good kill”, con Ethan Hawke, il dramma degli operatori di droni trovò clamori hollywoodiani.

Ed è proprio sugli incubi dei piloti in remoto, perseguitati dai fantasmi dei “nemici” uccisi in Iraq e in Afghanistan premendo semplicemente il pulsante di un joystick a migliaia di miglia di distanza che o Muse pescano nevrosi e fobie del loro nuovo album. Sul mercato dal 9 giugno, “Drones” prova a guarda al mondo, infatti, con gli occhi dei tanti Brandon Bryant - dichiaratosi responsabile in un’intervista alla BBC di oltre 1.600 vittime - sparsi nelle basi militari del New Mexico o del Nevada.



“Se ‘The 2nd law’ era un album molto elettronico e in 'The Resistance' c’era un sacco di musica progressive e classica, ‘Drones’ ha un sound rock puro e semplice, tutto giocato su chitarra, basso e batteria” assicura il leader della band inglese Matthew Bellamy, 36 anni. “Nell’album convivono due narrazioni parallele, una che racconta il mondo autodistruttivo di chi ha perso la speranza e l’altra che invece fa leva sulla riscoperta della nostra umanità per trovare la determinazione necessaria a combattere le forze oscure e liberarci dall’oppressione”.





Due estremi individuati soprattutto dalla cupissima “The globalist”, che inizia con un fischio dal sapore spaghetti western alla Alessandro Alessandroni per poi lasciare spazio ad una chitarra che più morriconiana non si può, e dalla ben meno apocalittica “Aftermath”, ballata alla U2 da eseguire nei concerti di questa estate - Postpay di Roma in testa, il 18 luglio - in uno scintillare di telefoni cellulari illuminati.





Parlando di speranza e della ricerca di un nuovo amore, “Aftermath” è anche il brano più aderente allo stato d’animo attuale di Bellamy, separatosi lo scorso dicembre dall’attrice Kate Hudson dopo quattro anni di vita comune e la nascita del piccolo Bingham. Abituato a cadere in piedi, chitarrista di Teignmouth è ora fidanzato con la modella texana Elle Evans, nota per il disinibito video di “Blurred lines” con Robin Thicke. “Un tempo ero contro il sistema, poi sono arrivato alla conclusione che è inutile combattere i potenti perché stanno lì in alto e non puoi arrivarci” ammette. “Puoi, però, arrivare a te stesso e immunizzarti dai virus del potere”.





In “Drones”, oltre ad una citazione del Requiem di Pierluigi Da Palestrina, c’è pure la voce registrata di John Fitzgerald Kennedy. “In quel suo famoso discorso alla stampa del 1961, Kennedy parla di come il totalitarismo di certi regimi nasca dalla manipolazione delle coscienze. Una visione che mantiene la sua validità in questi nostri tempi di crescente estremismo. Non avendo scudi all’esterno, per combattere i ‘manipolatori’ non ci resta che trovare un equilibrio dentro di noi. Lavorando al disco ho scoperto che i discorsi presidenziali ufficiali sono di proprietà pubblica ed è per questo che nell’album abbiamo dovuto annoverare tra i crediti pure la Biblioteca del Congresso”.





A produrre questa loro settima fatica formato cd, i Muse hanno chiamato un pezzo da novanta quale Robert John “Mutt” Lange. “Mutt è un visionario, un uomo che utilizza le più avanzate tecnologie per creare musica senza tempo” conclude Bellamy. “Ha prodotto ‘Back in black’ degli Ac/Dc, vera e propria colonna sonora della mia adolescenza, per questo mi sono sentito molto sorpreso e onorato di averlo accanto in sala di registrazione. Quando Lange dice di sì ad un artista, siano essi gli Ac/Dc o Shania Twain, esige che quel lavoro lasci un segno nella storia. E la cosa mi piace”.
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