Opera di Roma, lo schiaffo di Muti: «Non dirigerò più, manca la serenità per lavorare»

Opera di Roma, lo schiaffo di Muti: «Non dirigerò più, manca la serenità per lavorare»
Lunedì 22 Settembre 2014, 08:58
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Non ci sono le condizioni per garantire quella serenit che mi necessaria. Arriva con due lettere, una ufficiale indirizzata ai vertici del teatro, l'altra più privata destinata al sovrintendente Carlo Fuortes, l'addio di Riccardo Muti al Teatro dell'Opera di Roma. E fa l'effetto di una bomba, perché il grande maestro rinuncia a dirigere l'Aida e Le Nozze di Figaro, le due opere che erano già nel cartellone della stagione che si aprirà a breve.



Per il teatro romano, un disastro, ammette il sovrintendente, tanto più che il debutto della prima opera, l'Aida, è in programma già per il 27 novembre. Fuortes, che ha appena incassato un sì al suo piano industriale (anche questo però contestatissimo da una parte dei sindacati) ricorda i tanti sforzi fatti dalla sua gestione per il risanamento e punta il dito, insieme al sindaco della capitale e presidente del teatro Ignazio Marino, su scioperi e polemiche che hanno soffocato in questi mesi la vita del Costanzi.



Il ministro della Cultura Enrico Franceschini, che secondo quanto risulta all'agenzia Ansa ha provato fino all'ultimo a far recedere il maestro, è sulla stessa linea: «Capisco le ragioni» che hanno portato Muti a questa scelta «dolorosa per lui e per tutti», sottolinea il ministro. Che va giù duro sulle «resistenze corporative e autolesionistiche» che ostacolano il «cambiamento che la musica e la lirica italiana attendono da troppo tempo per stare al passo coi tempi».



Rese note dal sovrintendente, che ha estrapolato alcune frasi dalle due missive, le parole di Muti appaiono comunque piuttosto chiare. Il maestro, che in passato non ha esitato a spendersi contro i tagli alla cultura, anche dal palco del teatro romano, ma che non ha mai voluto essere coinvolto nelle polemiche, motiva ora la sua decisione con «perdurare delle problematiche emerse durante gli ultimi tempi».



«Purtroppo, nonostante tutti i miei sforzi per contribuire alla vostra causa, non ci sono le condizioni per poter garantire quella serenità per me necessaria al buon esito delle rappresentazioni», scrive Muti. Quindi basta: ora, quando è in Italia, si dedicherà ai giovani della sua Orchestra Cherubini.



Quale sia stata, se c'è stata, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ufficialmente non viene detto. Nella lettera privata, indirizzata a Fuortes, il maestro scende un po' di più nei particolari, ricorda i «tanti reciproci sfoghi sull'argomento, la tristezza e la delusione di fronte a molti episodi vissuti». Qualcuno però ricorda un episodio in particolare, quello che avvenne alla prima dell'Ernani, quando alla fine della rappresentazione, alcuni sindacalisti si presentarono in camerino con modi che al maestro non sarebbero piaciuti. Tant'è, dopo sei anni di collaborazione che hanno aiutato indubbiamente moltissimo il teatro dell'opera, il taglio è dolorosissimo.



Marino e Fuortes lo ringraziano e accusano: «Una scelta senza dubbio influenzata dall'instabilità in cui versa l'Opera a causa delle continue proteste - ribadiscono - della conflittualità interna e degli scioperi durati mesi e che hanno portato alla cancellazione di diverse rappresentazioni, con gravi disagi per il pubblico internazionale e nazionale che aveva acquistato i biglietti».



La polemica è aperta. I sindacati sono di nuovo divisi, con Cisl e Uil da una parte che si dicono preoccupati ma sottolineano di avere la coscienza a posto, e la Cgil che respinge le accuse al mittente. Tutti comunque, dai sindacati agli amministratori ai politici sperano in un ripensamento. Marino e Fuortes si augurano «che una volta superati i problemi che ancora affliggono il Teatro, e più in generale il sistema musicale in Italia» il maestro possa tornare. Chissà, per Le Nozze di Figaro un po' di tempo c'è: in cartellone l'opera è prevista a maggio.