Tornano i Cesaroni 6, nuovi amori e un quarto fratello: l'eterno inno alla famiglia

Tornano i Cesaroni 6, nuovi amori e un quarto fratello: l'eterno inno alla famiglia
di Micaela Urbano
Lunedì 1 Settembre 2014, 18:43 - Ultimo agg. 18:55
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In principio fu Frank Capra. Il regista italoamericano cucinò fiabeschi, utopistici film sul Grande Sogno, e il diritto alla felicità (sancito anche nella Costituzione degli Stati Uniti) dando un ruolo primario all’unione familiare.

Che invece nel nostro cinema è stato narrato dalla commedia. Graffiante e amara come quella di De Sica, Risi, Scola, Monicelli. E Germi che in tempi anteriori al divorzio ricorse al delitto d’onore per far sì che uno strepitoso Mastroianni si liberasse di una moglie brillante come una borsa d’acqua calda ed eloquente come un pesce palla, con tanto di baffi (Divorzio all’italiana).









L’AMBIENTAZIONE

Da sempre la famiglia è stata amata fino alla dissacrazione (basta pensare a I pugni in tasca di Bellocchio) dai cineasti, sia sul grande sia sul piccolo schermo. E difficilmente non ha avuto successo. Infatti, forte degli ascolti delle trascorse stagioni, mercoledì 3 settembre in prima serata su Canale 5, per la sesta volta tornano I Cesaroni.



La fortuna della serie voluta da Carlo Bixio (raffinato produttore scomparso tre anni fa, presidente della Publispei ereditata dalla figlia Verdiana) sta nella semplicità (spesso troppa), nella trasformazione della famiglia in una sorta di comune in cui sono ammessi non solo parenti, ma amici e amici degli amici, quindi nell’ambientazione, alla Garbatella, quartiere popolare quanto radical chic della Capitale, paragonabile al Marais parigino, alla Soho della swinging London al Greenwich Village dei primi tempi a New York.



E negli attori. Da Elena Sofia Ricci e Max Tortora usciti (purtroppo) di scena in questo capitolo, e poi Antonello Fassari e Elda Alvigini, Maurizio Mattioli, Rita Savagnone, le new entry Christiane Filangieri ed Edoardo Pesce.



Fino al protagonista, Claudio Amendola. Con quell’aspetto ruvido, quella faccia un po’ così, tra il cialtrone e il mascalzone, eppure da bravo ragazzo, aperta, intelligente, gli occhi che ridono. Romano nel midollo, Claudio ha il mestiere dell’attore che gli scorre nelle vene.



Lui è il ragazzo ribelle della porta accanto, che ama le fughe ma torna sempre a casa. E non prende affatto la vita come viene, al contrario del personaggio che interpreta. Giulio Cesaroni che ormai per lui è un amico per la pelle, e con lui divide paternità, innamoramenti, incanto, allegria, ingenuità, disillusioni. «Ormai lo conosco talmente bene», dice, «che potrebbe anche tingersi di verde ma non mi sorprenderebbe».



IL PROTAGONISTA

Nella nuova avventura però verrà colto alla sprovvista: «Non da me - racconta - ma da un fratello ritrovato, il quarto. Da una vicina di casa che è uno schianto, un vecchio amore che piomba a Roma armi, bagagli e figli. Oh, mia moglie è dalla figlia, è lontana lontana, in America... E un uomo è un uomo. Oddio, è anche vero che il rapporto con i figli si fa sempre più stretto, impegnativo, fatto che mi piace parecchio. Però, ripeto, un uomo è un uomo».



AMARCORD

C’era una volta, molto tempo prima dei Cesaroni, la Famiglia Benvenuti, beniamina di milioni e milioni di spettatori della Rai in bianco e nero. Scritta e diretta da un intellettuale come Alfredo Giannetti, interpretata da Enrico Maria Salerno e Valeria Valeri, fu la prima vera saga family della tv. Il primo appuntamento andò in onda in quell’Italia del ’68 divisa tra chi scendeva in piazza con l’eskimo e la molotov in tasca. E chi rifiutava la contestazione generale.



Persone uscite dall’incubo della guerra che ai sogni della rivoluzione preferivano il benessere conquistato tra le mura domestiche. Scegliendo di essere borghesi come tanti, con l’obiettivo primario dei figli, del lavoro, del futuro da costruire, il Natale e le feste comandate da celebrare, vacanze a Rimini o a Focette da organizzare.



Destino volle che il più piccolo dei fratelli Benvenuti (l’altro era Massimo Farinelli), Valerio Fioravanti detto Giusva, diventò terrorista durante gli anni di piombo.



CAPOLAVORI

Sempre made in Rai altri due capolavori. La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, che eccezionalmente (la prima volta che la tv ha vinto a un festival del cinema) venne premiata nella sezione “Un Certain Regard” a Cannes e che, scritta da Rulli e Petraglia - come il successivo e altrettanto toccante Le Cose che restano, di Gianluca Maria Tavarelli - narra la storia del Paese attraverso i drammi di una famiglia.







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