Paolo Caiazzo: «Per far ridere il pubblico scommetto sul sociale»

Paolo Caiazzo: «Per far ridere il pubblico scommetto sul sociale»
di Stefano Prestisimone
Domenica 26 Aprile 2015, 15:53 - Ultimo agg. 18:39
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Una tournée nazionale con «La famiglia Esposito», i monologhi al vetriolo di Tonino Cardamone, la nuova commedia in cantiere e il sogno del cinema. Dopo un’altra serie di pienoni e l’ottimo riscontro avuto al teatro Umberto di Roma, ora Paolo Caiazzo si prepara a portare in giro per l’Italia le vicende del boss pavido e imbranato creato da Pino Imperatore nel suo best-seller.



Riproposta all’Augusteo a grande richiesta dopo le 25mila presenze totalizzate nella scorsa stagione, la commedia scritta assieme ad Alessandro Siani, ha sbancato di nuovo e lo stesso Caiazzo forse non si aspettava un simile risultato.



«Deve il successo al passaparola, perché all’inizio della scorsa stagione la reazione fu tiepida per poi trasformarsi in trionfo vero e proprio – spiega - in tempo di crisi vedere il teatro pieno dà bellissime sensazioni perché oggi la scelta del pubblico è molto selettiva per ovvie questione economiche. Ora, con Nando Mormone, che produce lo spettacolo con la Tunnel, stiamo lavorando all’organizzazione di una tournée nazionale. Un bis tratto dal secondo libro, “Bentornati in casa Esposito”? Al momento no, innanzitutto perché abbiamo già attinto anche dal seguito e poi perché non credo molto nei bis. Meglio fermarsi dopo un successo».



Lei si divide tra teatro e tv, visto che a «Made in Sud» è autore e protagonista.

«Abbiamo fatto ricredere gli scettici che pronosticavano vita breve per lo show di Raidue. Siamo alla terza stagione e con grandi numeri: una media del 10% di share e sempre oltre i 2,5 milioni di telespettatori. Il segreto? Il linguaggio molto moderno, tra tormentoni e parodie. E comunque il vero conteggio bisognerebbe farlo considerando anche la tv vista sul computer o sui social network dove i video toccano cifre paurose, superiori al milione di visualizzazioni».



Tra i personaggi più amati c’è il suo Torino Cardamone, il giovane in pensione che ne ha per tutti.

«Cardamone è in realtà Paolo Caiazzo con il cappellino in testa. Io ho sempre preferito dare ai miei pezzi comici un sottotesto a sfondo sociale, toccando corde satiriche, poi, con l’età che avanza, osi e rischi di più e quindi i monologhi prendono uno spessore diverso. Procedo di palo in frasca, dalle nuove tecnologie alle tasse, passando per i fondi pubblici».



Qualche esempio?

«Sui telefonini cellulari e sugli smartphone la satira è stata quasi fisiologica: oggi con questi arnesi infernali siamo diventati scostumati. Prima, quando ti chiamavano a casa, la prima cosa che dicevano era “pronto” e la seconda “come stai?”. Oggi quando ti chiamano sul telefonino, la prima domanda è “dove stai?”. Ma a te, che te ne fotte? Riguardo ai social, poi, la riflessione va fatta: ma nessuno si chiede perché sono gratis. Qual è il prodotto che stanno cercando di venderci? Proprio in rete ho trovato la soluzione. C’era scritto: amico, ricordati che quando in Internet non capisci il prodotto che ti stanno vendendo, quel prodotto sei tu. E l’ultima è in tema politico: far gestire i fondi pubblici a certe persone è come prendere Winnie the Pooh e fargli vendere il miele... non trovi niente più. È come prendere Platinette e chiuderla in una pasticceria... non trovi niente più. È come prendere George Clooney a fare da autista a tua moglie... Non trovi niente più!».



Intanto è in cantiere la prossima commedia teatrale.

«Ci stiamo lavorando in coppia, io e Alessandro Siani, e il tema sarà socio-politico. Nel mirino stavolta ci sarà la trasformazione del Paese e del nostro modus vivendi. Dunque comicità ma dal sapore dolce-amaro. Il cinema? Lo so, lo fanno tutti, mi piace, l’adoro, ma niente autogol. Dopo un’esperienza negativa fatta anni fa, ora aspetto l’occasione giusta. E spero tanto che arrivi».