De Laurentiis: è bello sognare lo scudetto ma è meglio essere ai vertici

Rafa Benitez
Rafa Benitez
di Pino Taormina
Domenica 8 Giugno 2014, 15:59 - Ultimo agg. 9 Giugno, 09:13
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Comprare, aggiungere, spostare. Spendere, sperare. E alla fine, possibilmente, vincere. «Ma tra lo scudetto e restare ai vertici del calcio italiano più tempo possibile, preferisco questa seconda ipotesi. E se poi vinco il titolo e il prezzo da pagare è il fallimento del Napoli?».



Gli infiniti di Aurelio De Laurentiis, ospite con Gianfranco Zola della kermesse napoletana di Repubblica, non riescono a strappare ululati di gioia ai tifosi che sono presenti a Piazza del Gesù. Ma danno il senso del momento attuale del Napoli. «Per il momento abbiamo preso Koulibaly».



È un De Laurentiis che dosa le parole ma non i pensieri spediti a tutto il calcio italiano, soprattutto alla Figc e alla Lega: Abete e Beretta c'è posta per voi.



La iattura. De Laurentiis non sa ancora se poter contare sulla Champions e sui quei 30-35 milioni di ottimi motivi che trasformerebbero il mercato azzurro. «Il playoff di Champions è un guaio, una iattura. Ma quando lo faccio il mercato, il 28 agosto? E chi prendo se non gli scarti di tutto il resto del mondo. Non è accettabile che l'Italia in Champions porti solo due squadre e mezzo: la nostra fatturabilità è strettamente legata all'accesso alla fase a gironi».



Lo stadio. Il San Paolo è un'altra spina nel fianco. La convenzione con il Comune, lascia intendere De Laurentiis, è praticamente solo da formalizzare. Ma non è ancora quello che vorrebbe. «Non può il Napoli pensare di spendere 200 o 300 milioni per realizzare uno stadio nuovo tutto suo come ha fatto la Juventus. Perché noi abbiamo solo il 40 per cento del fatturato della Juventus. E non possiamo neppure pensare di investire 50 milioni per il restyling, perché qui c'è da realizzare opere di urbanizzazione di tutto il quartiere. La legge sugli stadi - spiega De Laurentiis - è monca».



La città Risuonano le campane del monastero di Santa Chiara e De Laurentiis allunga lo sguardo sull'obelisco dell'Immacolata che è proprio davanti al palco. E invia una missiva al sindaco, un'altra dopo quella per lo stadio. «Questo luogo è di notevole bellezza, ma si può mai avere un monumento simile così pieno di erbacce? E che dire della passeggiata a Palazzo Reale tra gli scoli di acqua nera?».



La Figc. Quello che proprio non gli è andato giù è il premio che i giocatori azzurri si metterebbero in tasca in caso di successo ai Mondiali. «Ma scherziamo? Io ho cresciuto Insigne, non certo Prandelli. Quei soldi li devono dare a me e non ai giocatori, alle società non agli atleti. Loro già dovrebbero essere onorati di vestire la maglia dell'Italia». Ovvio, ce l'ha con la Figc anche per la riforma del campionato che non arriva («bisogna riportare la serie A a sedici squadre»).



Gli investimenti.
Dopo l'ultimo incontro con Benitez, la svolta. Spiega: «Stiamo spendendo un milioni di euro per realizzare una piscina coperta, allargare la palestra e gli uffici». Sul settore giovanile, dice, di essere a un bivio: «Non so se incrementare gli investimenti nel vivaio, facendo però i conti con un entroterra caotico o puntare su una squadra satellite in serie C dove far giocare i miei primavera». De Laurentiis frena su un club all'estero. «Beckham mi ha offerto il Miami, ma comprare una licenza negli Stati Uniti costa troppo, quasi 100 milioni di euro».






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