La scoperta è stata fatta solo la mattina seguente dalla proprietaria quando oramai era già stato tutto compiuto. Notevole il bottino per cui si attende l'inventario del materiale rubato. Sul posto i Carabinieri della locale Compagnia, coordinati dal capitano Marchese, che hanno avviato le indagini di rito. I militari quindi prelevato le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza sia all'interno della gioielleria che all'esterno, dove insistono diverse attività commerciali. I Militari dell'Arma hanno acquisito eventuali impronte digitali per il consueto riscontro sulla banca dati. Si pensa che il colpo sia stato preparato da una banda di ladri professionisti, composta almeno da tre persone, provenienti probabilmente dal foggiano che già conoscevano l'attività commerciale.
Le attenzioni sono indirizzate anche verso la malavita dell'Est Europa. I Carabinieri hanno ascoltato i vicini per sapere se hanno sentito l'allarme o movimenti particolari, ma a quanto pare nessuno ha udito o visto nulla. Al vaglio anche le indicazioni dei proprietari per stabilire se abbia agito la stessa banda che ha colpito lo scorso 15 febbraio. In quella occasione l'allarme scattò nel cuore della notte quando i ladri forzarono l'ingresso della gioielleria con un piede di porco e poi armati di mazze mandarono in frantumi le vetrine del negozio all'interno delle quali erano stipati oro e preziosi. Il raid fu però disturbato dall'arrivo di un vigilantes che costrinse i malviventi alla fuga tanto da farne perdere la refurtiva. La gioielleria «Mirò» era finita nel mirino dei delinquenti anche nel maggio del 2013 quando una banda bloccò la Statale 90 delle Puglie con cassonetti dei rifiuti a centro strada e l'incendio di un'auto per distogliere l'attenzione delle forze dell'ordine dal luogo del furto.
In quell'occasione sfondarono con spranghe di ferro le vetrate e asportarono diversi oggetti in oro. I carabinieri, comunque, hanno intensificato i controlli sulle arterie che conducono verso il foggiano anche se sarà di fondamentale importanza lo screening dei filmati per individuare eventuali avventori. Un modello di indagini che ha portato all'arresto di uno dei componenti della banda che fece esplodere il bancomat della Bcc ai Martiri.