L'asilo degli orrori di Milano
stop alle nozze della maestra
I magistrati: fumava hashish

L'asilo degli orrori di Milano stop alle nozze della maestra I magistrati: fumava hashish
di ​Gianni Colucci
Giovedì 4 Agosto 2016, 08:40 - Ultimo agg. 13:46
3 Minuti di Lettura

Don Vincenzo Malgieri è impacciato a raccontare di Milena Ceres, la sua parrocchiana che avrebbe dovuto unire in matrimonio ad un giovane milanese originario della Sardegna. «Una persona che ha lasciato tempo fa il paese, ma che ha espresso il desiderio di venire nella sua parrocchia a sposarsi. Tutti i documenti sono pronti, ma non so se verrà». Padre, non potrà: è ai domiciliari, Milena. «Lo so, lo so, i genitori sono in Lombardia per starle vicino, salterà tutto». Milena ha un fratello, i genitori anziani, Pasquale in pensione dalle Ferrovie.

Com’era Milena? «Non frequentava tanto, era fuori, ma era legata al paese e alla parrocchia» dice vago il sacerdote, da cinquanta anni a curare le anime tra Vallata e Caposele. Non gli sarà capitata mai una vicenda di simile gravità: desidera salvaguardare i suoi. Che tuttavia sono scatenati contro Milena: «Sei il nostro disonore», scrivono su Facebook. Imbarazzati anche gli amici: in rete una foto di un’affollata tavolata con Milena in un ristorante di Caposele nelle feste di fine d’anno. I giornali milanesi raccontano di Milena come consumatrice di hashish. I carabinieri la fermano a maggio in una piazza dello spaccio, zona Maciachini, la segnalano alla prefettura e la denunciano per possesso, anche se per uso personale, di 10 grammi di stupefacente leggero. La donna è accompagnata dal suo convivente e prossimo marito Enrico Piroddi.

E dalle carte della Procura vengono fuori altre intercettazioni: «Smettila o mi sale il crimine», sarà la frase registrata dai carabinieri (uno dei quali, Raffaele Vitale, decide di agire d’iniziativa, andando a fermare la donna). Poi gli schiaffi, i morsi, i capelli tirati, i bimbi rinchiusi nello stanzino buio e legati con le cinghie, come si legge nelle sconvolgenti pagine dell’ordinanza del gip. Piroddi, il titolare dell’asilo, totalmente succube, chiede: «La bambina si è svegliata con dei segni rossi in faccia... Volevo capire se era un tuo schiaffo». Ceres risponde: «No, io glielo ho dato in testa e non in faccia». E poi aggiunge: «Gli ho dato uno schiaffo, mi è uscito dal cuore, mi sento meglio... mi sento liberata adesso...».

Piroddi: «Ok, non era...». Ceres a quel punto precisa: «No... Glielo ho dato in testa e non in faccia, non sono così stupida... Metti un po’ di cremina... Devi dire alla mamma che mentre giocava si è fatta male».

 «Non abbiate paura di spaventarli», era il mantra della Ceres che ha riferito nel primo interrogatorio al suo «metodo educativo». Il gip ha poi scritto una propria considerazione sulla Ceres: «Non ha consapevolezza del disvalore delle sue condotte». Gli arresti sono stati convalidati: il gip Stefania Pepe li ha ritenuti legittimi, evitando misure cautelari più pesanti in attesa del processo.

Contro la scarcerazione, il pm Gallo valuta il ricorso al Tribunale del Riesame.

© RIPRODUZIONE RISERVATA