Lupi, nuova inchiesta sportiva
per la partita con il Catanzaro

Taccone con l'ex presidente del Catanzaro, Cosentino
Taccone con l'ex presidente del Catanzaro, Cosentino
di Marco Ingino
Venerdì 21 Luglio 2017, 11:39 - Ultimo agg. 13:00
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Un’altra estate torrida. Un’altra indagine che rischia di agitare il sonno ai tifosi biancoverdi minando la tranquillità del ritiro di Cascia e complicando, di riflesso, le operazioni di calciomercato. 
A far tremare l’Avellino è nuovamente la procura federale della Figc. Stavolta ad azionare gli inquirenti della giustizia sportiva è stata la procura della Repubblica di Palmi dove il 29 maggio scorso scoppiò il caso «Money Gate». Nell’ambito dell’inchiesta promossa dalla Guardia di finanza finirono agli arresti domiciliari l’ormai ex presidente giallorosso, Giuseppe Cosentino e la figlia Ambra. Pesantissimo il capo d’imputazione costruito nei loro confronti: associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla commissione di reati di natura fiscale, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita di ingenti somme di denaro. 
A margine, però, il procuratore della Repubblica calabrese, Ottavio Sferlazza, dichiarò che «si stava valutando anche l’eventuale sussistenza di elementi in ordine al tentativo di aggiustare la gara del 5 maggio del 2013 tra Catanzaro e Avellino (0-1 con rete di Zigoni). Ove fossero emerse delle responsabilità, come da prassi, gli atti sarebbero stati inviati alla giustizia sportiva». Cosa puntualmente avvenuta la scorsa settimana. Da qui le prime convocazioni, partite ad horas, davanti agli inquirenti della Figc. Nel giro di tre giorni il calendario è stato quasi esaurito: mercoledì scorso è toccato al direttore sportivo bioancoverde, Enzo De Vito, ieri al ds dei calabresi, Armando Ortoli, e questa mattina al presidente biancoverde Walter Taccone che sarà scortato dall’avvocato di fiducia, Edoardo Chiacchio. 
Successivamente sarà la volta di Andrea Russotto, ex calciatore accusato di aver volontariamente sbagliato due gol, e del presidente Cosentino. Secondo l’accusa, come detto, i cinque si sarebbero accordati «per far finire in pareggio» la partita Catanzaro-Avellino del 5 maggio 2013 affinché il Catanzaro non si ritrovasse nella fase dei playout per la retrocessione e l’Avellino potesse raggiungere la promozione alla serie superiore. Gli accordi sarebbero saltati per il mancato rispetto degli stessi da parte dell’Avellino. 
A far destare i sospetti sarebbe stata una intercettazione telefonica tra il presidente del Catanzaro, Giuseppe Cosentino, e un amico. Nel colloquio il massimo esponente del club calabrese si sarebbe lamentato del «mancato rispetto dei patti» da parte dell’Avellino per un pareggio che avrebbe consentito alle due squadre di raggiungere i rispettivi obiettivi ma che la compagine irpina disattese «malgrado i due gol sbagliati da Russotto». 
A rivedere il film della partita, però, emerge una clamorosa discrasia. A «fallire le due chiare occasioni da rete», infatti, non fu Russotto (sostituito pure dopo 56 minuti) bensì il numero 9 Masini. Particolare che l’avvocato Edoardo Chiacchio, legale del club irpino, questa mattina metterà già in evidenza. 
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