Da giardiniere in Campania
a miliziano dell'Isis

Da giardiniere in Campania a miliziano dell'Isis
di Gianni Colucci
Giovedì 22 Settembre 2016, 08:19 - Ultimo agg. 09:41
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Avellino. Giardiniere in un ristorante della Valle Caudina per tre mesi nel 2014, poi in viaggio verso l'addestramento dell'Isis in Siria. L'irpinia torna nelle inchieste sui foreign fighters italiani. Cervinara, un grosso centro a venti chilometri da Avellino, avrebbe ospitato un marocchino poi impegnato nei campi militari siriani. Maria Giulia Sergio, la prima foreign fighter italiana partita per la Siria con il nome di Fatima aveva la madre di Domicella (la donna come la figlia si convertì e alla morte, nell'ottobre scorso, il parroco del paesino irpino si oppose ai funerali in chiesa). Il processo milanese è a carico di Fatima che si troverebbe ancora in Siria, e di altre quattro persone, tra cui suo marito e suo padre. E tra i nord africani reclutati un altro almeno sarebbe passato per l'Irpinia. Lo rivela dirigente della Digos di Milano, Cristina Villa, nel processo milanese a carico proprio di Giulia «Fatima» Sergio e di altre persone per terrorismo internazionale in corso nell'aula bunker davanti al carcere di San Vittore.

«Tra le molte utenze di vari Paesi, dalla Spagna al Belgio (22 in totale), che hanno contattato l'utenza turca usata anche da un coordinatore dell'Isis - ha dichiarato la Villa rispondendo alle domande del procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli- , è emerso un contatto di un'utenza italiana di un soggetto partito dal centro sud Italia per la Turchia e poi arrivato in Siria». Sul marocchino partito da Avellino gli inquirenti stanno indagando ovviamente da tempo.

A Cervinara dell'uomo non si ricorda nessuno. Avrebbe lavorato anche nei campi, forse a raccogliere ortaggi o nocciole, prima di partire per la Siria. Ma chi era i marocchino che viveva a Cervinara? Innanzitutto un uomo mite, gentilissimo con tutti e che nel fine settimana si spostava a Napoli probabilmente. Mai un litigio, un atteggiamento sopra le righe, un episodio che lo avesse potuto mettere in luce.

Dalle indagini, a cui ha collaborato anche la Digos della Questura di Avellino, è emerso che il marocchino, da una utenza italiana, aveva contattato un utenza turca usata anche da un coordinatore dell'Isis. L'intelligence italiana ha accertato che il marocchino avrebbe contattato un'utenza turca riconducibile a tre facilitatori dell'Isis che ad ottobre del 2014 aiutarono anche Maria Giulia «Fatima» Sergio, a raggiungere la Siria. Della vicenda si interessano le questure di Milano e Avellino e l'Ucicos. Il padre di Fatima, originario di Torre del greco, successivamente avrebbe preso le distanze dalla figlia che insieme alla sorella Marianna aveva abbracciato il fondamentalismo. L'uomo, anche lui a processo (l'altra figlia, Marianna è stat a già condannata), convertitosi in un primo momento all'Islam, ora avrebbe riconquistato la fede nel Cristianesimo.

Nel corso della deposizione i intercettazioni, a ricostruito, attraverso l'analisi di una serie di intercettazioni, la rete dei foreign fighter che da vari Paesi, dalla Spagna alla Francia alla Svezia, sono partiti per unirsi all'Isis. E tutti per farlo hanno contattato, così come fece Fatima partita da Roma il 21 settembre 2014 per la Turchia (l'inchiesta a suo carico è nata da una «fonte confidenziale»), un'utenza turca riconducibile a un «coordinatore» dell'Isis e ad altri due soggetti che fornivano indicazioni pratiche per facilitare l'arrivo in Siria. «Quando arrivi in Turchia butta via il tuo telefono, prendine un altro ma non usare gli smartphone, usa quelli semplici non rintracciabili», diceva uno degli intermediari nelle telefonate.