Case popolari, bollettini del canone «impazziti»

Bollettini con aumenti anche di 200 euro, i sindacati chiedono un incontro alla Regione

Le case popolari
Le case popolari
di Rossella Fierro
Mercoledì 19 Luglio 2023, 07:57
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Bollettini impazziti con richieste di canoni di locazione superiori all'ordinarietà anche di duecento euro per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
È quanto si sono visti recapitare molti inquilini delle case popolari dell'Acer per i fitti di luglio, agosto e settembre. Una brutta sorpresa che ha mandato nel panico molte famiglie, già alle prese con rincari di utenze e caro carrello, tanto che le linee telefoniche delle organizzazioni sindacali che si occupano di alloggi popolari sono impazzite. E, nei giorni scorsi, decine di persone si sono recate negli uffici di via Due Principati per chiedere spiegazioni e protestare. Alla base dei bollettini gonfiati ci sarebbe un errore del metodo di ricalcolo applicato dal nuovo software gestionale dell'Agenzia campana per l'edilizia residenziale.

Un errore gravissimo, così lo definiscono Sunia Cgil, Sicet Cisl e Uniat «perché un mal funzionamento degli applicativi sta generando preoccupazione tra gli inquilini e potrà determinare un danno erariale per lo stesso ente».

I segretari dei tre sindacati, rispettivamente Fiorentino Lieto, Franco Relmi e Arterio De Feo, chiedono all'Acer di provvedere tempestivamente alla verifica della situazione e ad emettere a rettifica i nuovi bollettini di fitto. Allo stesso tempo invitano gli inquilini a «non pagare questi bollettini fintanto che la questione non venga risolta e ad essere pronti per una mobilitazione e manifestazione di protesta». Al netto dell'errore di calcolo, i sindacati chiedono un incontro urgente con i vertici dell'agenzia regionale, contestano la mancata comunicazione che avrebbe dovuto accompagnare i nuovi bollettini e l'aver lasciato in balia della totale disinformazione quanti, in Irpinia e non solo, hanno pagato le cifre richieste entro il 18, pena morosità, come da regolamento.

Pagamenti importanti secondo i calcoli forniti dai tre sindacati. Per esempio, chi ha un reddito annuale di 12.000 e paga un canone mensile ordinario di 69,65 euro, si è visto arrivare una richiesta di pagamento di 293,03 euro. Così come chi dichiara un reddito di 20.813 euro ha sempre pagato un fitto di 121, 23 euro ma, secondo il nuovo calcolo sballato, deve pagare un canone da 345,20 euro.

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Errore o meno del nuovo software gestionale, questo quanto chiarito dalle spiegazioni informali ottenute nei giorni scorsi dai sindacati tramite gli uffici preposti, Suniat, Sicet e Uniat riaccendono i riflettori contro la riforma del settore volta dalla giunta De Luca che, dicono, «colpisce gli assegnatari e le famiglie più deboli e più povere della nostra provincia e dell'intera regione. Con quest'atto, la giunta regionale si allinea perfettamente alla linea del Governo Meloni: colpire i poveri per agevolare i ricchi».

Diversa la posizione di Assocasa. Il coordinatore regionale, l'irpino Elio Amodeo, ritiene che la situazione sia risolvibile tramite una certificazione della propria situazione reddituale. Secondo Amodeo, infatti, il metodo di ricalcolo dei canoni dovuti per l'occupazione degli alloggi in questione, ha portato il software regionale ad elaborare moduli precompilati con l'applicazione dell'equo canone per quegli assegnatari per i quali non risultano depositate all'Acer le documentazioni anagrafiche e reddituali sin dall'anno 2018. E il presidente Assocasa spiega: «Basta portare la certificazione unica o il modello 730 del 2019, quindi riferito ai redditi dell'anno precedente, oltre che una copia dei documenti di identità e l'attestazione Isee 2023 per ottenere dall'Acer il ricalcolo del canone corretto e corrispondente a quanto realmente dovuto».
 

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