Tra essi Raffaele Scibelli, finito ai domiciliari, nipote del boss Biagio Cava, e Luigi Vitale, detenuto in carcere, già affiliato di spicco del clan Cava, oggi ritenuto contiguo al clan Sangermano. Insieme all'ex sindaco Corcione, che in una intercettazione con esponenti del clan, dice «siamo nelle mani di quattro poliziotti e quattro magistrati di m?», sono coinvolti funzionari e dipendenti comunali, tra i quali i responsabili dell'edilizia pubblica e dell'edilizia privata del Comune, rispettivamente Luigi Scafuro, 44 anni, e Antonio Rega, 33 anni, e due vigili urbani, Carmine Bossone e Luigi Scafuro, di 52 e 59 anni.
Importante è stato il contributo fornito all'inchiesta da vittime, testimoni e collaboratori di giustizia che insieme alle intercettazioni telefoniche e ambientali hanno fatto emergere una sequenza impressionante di reati che vanno dall'abuso d'ufficio alla concussione, all'estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo gli investigatori si tratta di reati che hanno determinato «un' azione invasiva e totalizzante di condizionamento dell'attività amministrativa». Tra gli indagati agli arresti domiciliari, ci sono anche l'imprenditore, Francesco Scala, 43 anni, e Vincenzo Grasso, 36 anni, considerato uomo di fiducia di Luigi Vitale.