Favori ai clan, arrestato ex sindaco
Il questore di Avellino
«pentolone maleodorante»

Favori ai clan, arrestato ex sindaco Il questore di Avellino «pentolone maleodorante»
Mercoledì 7 Dicembre 2016, 12:01 - Ultimo agg. 9 Dicembre, 11:11
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«Un pentolone maleodorante e pericolosissimo». Il questore di Avellino, Sergio Botte, descrive così il sodalizio stretto tra ex ed attuali amministratori e dipendenti del Comune di Pago Valle Lauro (Avellino) e gli esponenti del clan camorristico Cava, che ha portato in carcere, tra gli altri, l'ex sindaco, Giuseppe Corcione, e, ai domiciliari, Andrea Amoroso, attuale presidente del Consiglio comunale. Le ordinanze, 2 in carcere e 9 ai domiciliari, sono state emesse dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda a conclusione delle indagini della Squadra Mobile di Avellino durate tre anni, dalla fine del 2012 al 2015, che hanno svelato la strettissima connessione tra funzionari comunali e gli uomini del clan Cava di Quindici (Avellino).

Tra essi Raffaele Scibelli, finito ai domiciliari, nipote del boss Biagio Cava, e Luigi Vitale, detenuto in carcere, già affiliato di spicco del clan Cava, oggi ritenuto contiguo al clan Sangermano. Insieme all'ex sindaco Corcione, che in una intercettazione con esponenti del clan, dice «siamo nelle mani di quattro poliziotti e quattro magistrati di m?», sono coinvolti funzionari e dipendenti comunali, tra i quali i responsabili dell'edilizia pubblica e dell'edilizia privata del Comune, rispettivamente Luigi Scafuro, 44 anni, e Antonio Rega, 33 anni, e due vigili urbani, Carmine Bossone e Luigi Scafuro, di 52 e 59 anni.
Importante è stato il contributo fornito all'inchiesta da vittime, testimoni e collaboratori di giustizia che insieme alle intercettazioni telefoniche e ambientali hanno fatto emergere una sequenza impressionante di reati che vanno dall'abuso d'ufficio alla concussione, all'estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo gli investigatori si tratta di reati che hanno determinato «un' azione invasiva e totalizzante di condizionamento dell'attività amministrativa». Tra gli indagati agli arresti domiciliari, ci sono anche l'imprenditore, Francesco Scala, 43 anni, e Vincenzo Grasso, 36 anni, considerato uomo di fiducia di Luigi Vitale.

 
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