Strage del bus precipitato nella scarpata, a giudizio anche i vertici Autostrade

Strage del bus precipitato nella scarpata, a giudizio anche i vertici Autostrade
Lunedì 9 Maggio 2016, 18:32 - Ultimo agg. 18:35
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Tutti a processo per uno dei più gravi incidenti stradali della storia italiana: 38 mesi dopo la strage del bus che il 28 luglio 2013 costò la vita a 40 persone, precipitate dal viadotto «Acqualonga», in territorio di Monteforte Irpino (Avellino), dell'autostrada A16 Napoli-Canosa, il Gup del Tribunale di Avellino, Gianfrancesco Fiore, ha disposto questa mattina il rinvio a giudizio delle 15 persone accusate a vario titolo di omicidio plurimo colposo e disastro colposo.

La prima udienza davanti ai giudici del tribunale irpino si terrà il prossimo 28 settembre. Saranno giudicati, tra gli altri, i vertici della società Autostrade per l'Italia che, secondo i risultati dell'inchiesta della Procura di Avellino - coordinata dal procuratore Rosario Cantelmo, e dai sostituti Cecilia Annecchini e Armando Del Bene - «avevano l'obbligo giuridico di impedire il gravissimo incidente stradale»: nella perizia commissionata dalla Procura a una equipe di esperti di fama nazionale, in particolare è emerso che la barriera protettiva del viadotto cedette all'impatto con il bus perché i «tirafondi», cioè i bulloni che fissano al suolo la barriera, erano vistosamente usurati dal tempo e senza che nel frattempo fossero stati messi in essere interventi di manutenzione. Ma secondo i pm non furono solo le barriere a provocare il disastro.

Il veicolo su cui viaggiava la comitiva non era stato revisionato e aveva percorso 800mila chilometri.
La stessa perizia ha accertato che il bus, percorrendo il tratto in discesa in direzione Napoli, ebbe un guasto all'impianto frenante. L'autista, Ciro Lametta, morto nell'incidente, tentò di rallentare la corsa senza controllo dell'automezzo accostandosi alle barriere protettive del viadotto, che invece cedettero.
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