Benevento, padre e figlio arrestati per traffico illecito di rifiuti speciali

Il sito di Castelpagano
Il sito di Castelpagano
Giovedì 27 Novembre 2014, 21:50 - Ultimo agg. 28 Novembre, 10:25
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Blitz con due arresti per traffico illecito di rifiuti speciali.



Ieri mattina sono stati arrestati con il beneficio dei domiciliari Pier Luigi Accornero e il figlio Massimo, rispettivamente presidente del consiglio di amministrazione e amministratore della omonima società, dagli uomini della Guardia di Finanza e del Corpo Forestale dello Stato di Benevento in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta dei magistrati della Dda e della Sezione criminalità ambientale della Procura di Napoli.



Secondo l’accusa, il traffico illecito organizzato di ingenti quantitativi di rifiuti speciali (residui della lavorazione di fanghi di argilla) risulterebbe collegato all’esercizio dell’attività di impresa degli Accornero autorizzata, sin dal 1999, dal Corpo delle Miniere del Distretto di Napoli, allo sfruttamento del sito minerario di rocce feldspatiche in località Battaglia nel comune di Castelpagano.



Le indagini, che si sono protratte per oltre un anno, hanno posto in evidenza come l’impresa degli Accornero, dopo aver svolto la lavorazione dei minerali estratti, presso lo stabilimento industriale (facente capo a loro stessi e ubicato nel comune di Riccia, in provincia di Campobasso) provvedeva a trasferire i rifiuti speciali, derivanti dal processo produttivo - secondo l'accusa - sversandoli abusivamente nel territorio beneventano sia in terreni di privati, sia presso un ex cava e, negli ultimi tempi, anche nella miniera di Castelpagano, in violazione della normativa concernente la tracciabilità dei rifiuti.



Inoltre, sempre secondo l’accusa, veniva omesso di prevedere al trattamento di questi rifiuti e di procedere al rimboschimento del sito adibito allo sversamento violando le clausole che erano state esposte nella concessione amministrativa. Secondo la Procura della Repubblica di Napoli, «tali violazioni ambientali sono state rese possibili per oltre un decennio anche grazie al comportamento infedele dei pubblici funzionari e di alcuni autotrasportatori privati che si sono resi funzionali nel processo di progressiva trasformazione in discarica di un sito boschivo del Sannio».

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