Benevento. Uccisa a coltellate, il giorno dell'addio ad Aurora tra dubbi, silenzi e dolore

Benevento. Uccisa a coltellate, il giorno dell'addio ad Aurora tra dubbi, silenzi e dolore
di Luella De Ciampis
Venerdì 23 Gennaio 2015, 23:53 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 08:54
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Benevento. «È un momento forte per la nostra comunità che riflette, sta in silenzio e ascolta. Che diventi l’inizio di un cammino da compiere insieme, affinché questo non accada più».

Sono le parole pronunciate da don Nicola Gagliarde nella chiesa di San Marco Evangelista prima ancora che, alle 15, avesse inizio la messa di requiem per Aurora Marino, assassinata il 13 gennaio nella casa di via Porres.

Un bagno di folla, assiepata nella chiesa e davanti alle sue porte spalancate, un tripudio di fiori e un’aria greve di emozioni e silenzi, rotti solo dai canti liturgici eseguiti dal coro.

Nei primi banchi, accanto alla bara, c’erano mamma Peppa, il fratello Paolo e tutti i familiari, chiusi in un silenzio composto; confuso tra la gente, c’era il marito Pino, ma non papà Enzo, ancora costretto a letto e troppo provato per condividere questo momento terribile con i suoi cari. Giovedì all’obitorio del ”Rummo” aveva riabbracciato la figlia per l’ultima volta.

A celebrare la messa insieme a don Nicola c’erano padre Eliseo, don Mario, don Domenico e don Gaetano Papa Kilumba, congolese, parroco di San Marco prima di don Nicola, tornato a Morcone per l’ultimo saluto all’amica, barbaramente uccisa. «Tutto quello che avete fatto o detto a uno di questi miei fratelli, lo avete fatto o detto a me»: le parole del Vangelo di Matteo, che proprio don Gaetano ha letto, sono perfettamente calzanti alla storia di Aurora.

Alle esequie anche il comandante provinciale dei Carabinieri Pasquale Vasaturo, il comandante della compagnia di Cerreto, Alfredo Zerella, quello della locale stazione Giuseppe Petrone; il sindaco Costantino Fortunato, il suo vice Ferdinando Pisco, il segretario generale Antonietta Lago e i consiglieri comunali.

Durissime le parole dell’omelia di don Nicola: «Il giorno del ritrovamento di Aurora il cielo era terso, ma, all’improvviso, è calata un’ombra sul paese. Non ci sono parole per commentare un’efferatezza come questa, che non può passare per fragilità. Se qualcuno sa qualcosa e non parla, che non abbia più pace e che nel suo cuore ci sia l’inferno. Ad Aurora diciamo, tra gli applausi, arrivederci in Paradiso».

E l’applauso, lunghissimo, fragoroso e commosso, è scoppiato tra la gente. Poi il feretro ha lasciato la chiesa e, portato a spalla, è passato attraverso le vie del borgo, disseminate di palloncini bianchi e petali di rose e ha raggiunto viale San Domenico. Qui c’era il carro funebre che ha accompagnato Aurora nel suo ultimo viaggio al cimitero di Morcone.

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