A Pietrelcina è boom di pellegrini, fedeli in arrivo anche dall'estero per Padre Pio

A Pietrelcina è boom di pellegrini, fedeli in arrivo anche dall'estero per Padre Pio
di Antonio Manzo - inviato
Sabato 13 Febbraio 2016, 08:27 - Ultimo agg. 20:14
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Pietrelcina. Si chiama Cosimo Cavalluso, ha novantasei anni, ed è tra i più anziani devoti al mondo di Padre Pio. Naturalmente, è nato a Pietrelcina. Si aggira nella sacrestia della chiesa del convento dei cappuccini, accompagnato da un amico più giovane, Vincenzo Mercurio, che vive a Bra ed è tornato per il santo frate. Per tutti, l'arzillo fedele è «zio Cosimo». Non solo ha conosciuto personalmente padre Pio ma per almeno dieci volte ha compiuto il pellegrinaggio a piedi da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo per andare a rendere omaggio al suo amico Pio. «Ci volevano tre, quattro giorni di cammino», ricorda. «Il primo pellegrinaggio a piedi lo facemmo tra il primo e l'otto maggio del 1939. Quando arrivavamo a San Giovanni Rotondo - prosegue - padre Pio confessava e riceveva con grande affetto i suoi compaesani.
 



Diceva: «Arrivano i miei pucinaresi».Fuori migliaia e migliaia di persone sono in fila per raggiungere le spoglie di padre Pio esposte nel convento di Pietrelecina. Il popolo del giovane santo, se potesse ancora reggere una valutazione socio-religiosa al tempo del mondo globale , è un popolo interclassista. Non ci sono più classi sociali, abbattute dalla terribile dicotomia tra ricchi e poveri. Ma qui davvero ti accorgi che il pellegrinaggio umano è una metafora di quello sociale: il medico del paese viaggia insieme ai suoi pazienti nel bus che arriva da Macerata, il sindaco di un paesino del Torinese è in fila con i suoi concittadini, da Rovigo, Cerignola, Luino, tutti insieme: intere famiglie di diversa estrazione sociale. Una folla ordinata, cappellini colorati e la classica bandiera «salvagruppo» per potersi rintracciare. Ma sono le voci e i discorsi che si intrecciano a farti rendere conto che il «popolo di padre Pio» è davvero tutto eguale.

I più fedeli sono quelli dei gruppi di preghiera disseminati in Italia e nel mondo. Sono gli stessi che in 80mila, una folla da derby calcistico, ha gremito piazza San Pietro sabato scorso all'udienza con papa Francesco. Il segretario generale di questo «esercito» di devoti è padre Karlos Laborde, un ex parroco di Pietrelcina che ora vive nel convento di San Giovanni Rotondo. Era, inevitabilmente, anche lui a Roma e in prima fila a San Pietro. Per lui, la popolarità di Padre Pio, o meglio di San Pio, è un dato più che scontato.«A lui si rivolgono tutti. La scelta di papa Francesco di consacrarlo come icona della Misericordia è come se avesse ancor di più accentuato la caratteristica di una santità davvero universale» chiosa padre Karlos. Lui conosce tutti i gruppi di preghiera che sono nel mondo, in ogni parrocchia, in ogni luogo. E la commozione assale tutti quando, anche a San Giovanni Rotondo, gira di nuovo la storia di un miracolo contemporaneo di padre Pio. È quello di Graziela Salina, arrivata fin qui dall'America del Sud. É guarita da un cancro dopo una visita in una grotta dell'Uruguay dove è esposta la statua di Padre Pio.© RIPRODUZIONE RISERVATA