L'appello dell'arcivescovo: «La città si converta, no alle ingiustizie»

L'appello dell'arcivescovo: «La città si converta, no alle ingiustizie»
di Nico De Vincentiis
Lunedì 24 Agosto 2015, 23:23 - Ultimo agg. 25 Agosto, 08:38
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Benevento. Ha voluto che i fedeli presenti alla solenne concelebrazione per il santo patrono gridassero in coro, a ogni sua richiesta di conferma, quel «Noi crediamo» che normalmente durante la messa viene condensato, spesso in maniera un po’ svogliata, nella recita del Credo.



Stavolta no. L’arcivescovo, Andrea Mugione, ha chiesto che i presenti, a nome della città, assumessero un impegno forte di conversione e di coerenza in uno dei momenti più difficili della storia.



«Non riusciamo più a mettere in pratica i precetti di Gesù – dice il vescovo -, dunque non si sta realizzando l’incontro che cambia la vita. E questo pesa sui destini dell’umanità, coinvolge i sistemi, influenza i percorsi di giustizia e di solidarietà».



Sembra spegnersi il desiderio di Dio e crescono scetticismo e diffidenza. «Non ci facciamo più coinvolgere direttamente da Cristo – ha aggiunto il presule -, non ci mettiamo più in gioco. Ci stiamo uccidendo lasciando che prevalgano ingiustizie, malaffare, sporcizie, imbrogli. Il cuore si sta contaminando e i valori e i riferimenti etici vengono trascurati».



Ai beneventani (in prima fila il sindaco Fausto Pepe), nel segno del patrono san Bartolomeo , Mugione consegna un mandato solenne: «Tornate a fidarvi di Dio e fatevi missionari in tutti gli angoli della città, dove è maggiore la sofferenza, quella visibile e quella nascosta, dove crescono bisogni e povertà, fisica e spirituale. Perdete la vostra vita e imparate a

ridare il vostro amore a chi lo chiede».



Mugione ha voluto celebrare così san Bartolomeo e il suo rapporto con la città. Risuonano i riferimenti alla urgenza della conversione e del cambiamento, al coraggio della coerenza. E tutto questo si lega ai significati che la figura dell’apostolo evoca. Nei vangeli egli è descritto come «uomo in cui non c’è falsità», dunque icona della lealtà, dell’onestà e della trasparenza. Questi riferimenti non possono, sembra dire l’arcivescovo, restare racchiusi in una nicchia da venerare una volta all’anno.



L’appello di Mugione è dunque quello di considerare il santo patrono costruttore di una storia comune. Purtroppo, invece, i patroni prima si scelgono e poi si finisce per lasciarli lì sull’altare. Lo scambio reciproco di responsabilità difficilmente si concretizza. San Bartolomeo ha il quotidiano compito di sostegno e di protezione spirituale, i cittadini quello della ricerca di motivi profondi per proseguire con forza il loro cammino.



L’arcivescovo lo ha ripetuto più volte: «Serve che torniamo a fidarci di Dio e della Chiesa». È un tema (non solo nei riferimenti religiosi) decisivo nell’ambito della scommessa per lo sviluppo e il progresso di questo territorio. Ma la fiducia, come la speranza, è un lavoro di gruppo. Bisogna riscoprirsi comunità e sentirsi accompagnati nei processi di evoluzione verso gli scenari futuri. Solo così si evita, quando il gioco si fa più duro, di cedere semplicemente il testimone alla Provvidenza. L’appello di Mugione a voltare pagina è uno degli ultimi che rivolge ai suoi fedeli prima della conclusione della sua missione episcopale prevista per novembre. Ed è sembrato profondamente convinto della necessità di una nuova ripartenza.

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