Vite brevi di idioti

Vite brevi di idioti
Domenica 5 Febbraio 2017, 11:59
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In Ermanno Cavazzoni convivono Ariosto e Vonnegut, nei suoi racconti di gesta dell’assurdo – almeno per i canoni correnti – c’è la vera grande letteratura. Ogni suo libro è portatore di stupore, così anche “Vite brevi di idioti” (Guanda), va ad aggiungersi alla sua produzione di libri dispari. Cavazzoni lavora sull’inconsueto che abita ancora la provincia italiana, sui sognatori che confondono regole della fisica e ordinamenti giudiziari, racconta di vite strampalate senza preoccuparsi del labilissimo confine governato dalle regole degli editor: realtà e finzione si allacciano, e il risultato è un libro epico, di una epica leggera, non quella delle guerre, ma dell’ironia. Si ride molto leggendo questo libro, abitato da una poesia lontana, di quando niente era uguale, e c’era sempre qualcuno – un vicino, un parente, un parroco o un medico – che riusciva a sovvertire l’ordinarietà della vita che gli era toccata, lo faceva con uno slancio di fantasia che Cavazzoni registra e restituisce, da anni. 
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