Pietro Treccagnoli
L'Arcinapoletano
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Nel Medioevo dei social

Nel Medioevo dei social
di Pietro Treccagnoli
Giovedì 5 Maggio 2016, 09:14 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 10:03
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Ogni strumento di comunicazione è, in sé, tecnicamente neutro. Può avere effetti negativi o positivi. Dipende dall’uso che se ne fa. I social network ne sono una prova, netta e ricca di spunti. La comunicazione orizzontale che li caratterizza, nata per mettere in comune idee, conoscenze, emozioni, senza gerarchie, in una forma di anarchia che ha talvolta degli sviluppi creativi, si va trasformando in una nuova forma di cecità. Perché, nel mezzo della giostra, si capisce che per costruire un minimo di conoscenza anche essenziale occorre muoversi verticalmente, salire, se ci si riesce su una montagna, ma può bastare anche su uno sgabello.
 
Ormai la critica ai social network da parte chi è tentato dalla fuga, ma là resta, impaniato nella carta moschicida, è una riflessione diffusa, ai confini del luogo comune. Però, come tutti i luoghi comuni può avere una radice concreta, inestirpabile. Lo si sperimenta quotidianamente. Ogni volta che si prova a sviluppare un pensiero critico, fuori dal coro e dagli schieramenti contrapposti, schieramenti viscerali, irriflessivi, si viene aggrediti da una marea becera che, solo perché fornita di una tastiera che può potenzialmente metterla in comunicazione con l’intero pianeta, si sente posseduta da uno spirito pari a quello di Voltaire.
 
E’ davvero un paradosso, a livello di conoscenza del mondo e degli uomini, che il massimo della tecnologia sta producendo il minimo della consapevolezza. Stiamo precipitando in una sorta di Medioevo virtuale e aggressivo, nel quale la barbarie è figlia di un sapere senza scienza e madre di una coscienza regredita.
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