Luciano Pignataro
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Cuochi, pizzaioli, critici e produttori
tutti pronti alla rissa su Facebook

Cuochi, pizzaioli, critici e produttori tutti pronti alla rissa su Facebook
di Luciano Pignataro
Lunedì 24 Ottobre 2016, 20:08 - Ultimo agg. 25 Ottobre, 11:34
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Obama non può ordinare un attacco militare alla Russia senza mettere in conto la terza guerra mondiale, in compenso può decidere di hackerare i sistemi informatici dell'avversario, dunque scatenare un conflitto virtuale.
E di conflitto virtuale ci si nutre ormai ogni giorno su Facebook dove volano accuse pesantissime, personali, un vero e proprio sfogatoio psicologico che costringe molti a vivere parte della giornata sul social network  e il resto a parlare di quello che è successo nel social network.
Ogni occasione è buona, ma il periodo più caldo nel mondo del food è tra ottobre e novembre, l'ex autunno caldo appunto, durante l'uscita delle guide che, anche se in costante crisi di vendite come tutto il mondo cartaceo, continuano a far discutere.

Il fenomeno mi affascina, soprattutto vedere come cambia la personalità della gente: persone educate e timide capaci di dire le cose più tremende, zuffe in anonimato, falsi profilli. Cuochi e pizzaioli che passano l'intera giornata a vedere cosa succede nell'agorà mediatica come le zitelle guardavano la piazza del paese dietro le persiane.

Come si spiega questo scadimento generale?
Il problema è che queste risse digitali non hanno un elemento determinante nella vita reale: la fisicità.
Prima dei social il conflitto non poteva non tenere conto dell'elemento fisico, era il più delle volte ravvicinato.
Poi la televisione ha iniziato ad abbassare i freni inibitori: per forza, si può dire di tutto senza correre rischi concreti.
Su Facebook ancora peggio.
Il chiacchiericcio diventa un post dove si lanciano affermazioni senza verifica, senza neanche il bisogno di provare o di agganciarsi con la realtà. Basta colpire.
Ma tutto questo resta molto interessante: per esempio cuochi e pizzaioli sono pronti ad osannare chiunque parli bene di loro a prescindere. In base a questo si stabilisce se un critico è autorevole o meno. La Michelin mi da una stella e l'Espresso un cappello? Orrore, sono penalizzato dall'Espresso, viva la Michelin.
Nei social i fatti non contano. Non conta essere in una guida dove entrano 2600 ristoranti su oltre centomila; non conta entrare tra i 400 locali a cui è dato il riconoscimento. Conta quello che ha fatto il mio competitor, vero o immaginario. Si può urlare al mondo, senza tema di ricevere un pernacchio in diretta, di essere meglio di Tizio e Caio.
La domanda vera è come porre rimedio a questa situazione? Ammesso che sia possibile? O, meglio: come comportarsi per sopravvivere a questo tsunami di scemenze?
Parlo della mia esperienza, forte di otto anni di navigazione durante i quali qualcosa ho capito:-)
Primo, il distacco totale tra soggetto della critica e oggetto della critica oggi è più necessario di ieri.
Il soggetto della critica farà bene a non entrare in discussioni su quello che ha deciso, sarebbe come se un magistrato discutesse la sua sentenza o un allenatore la sua sostituzione.
Il recupero della distanza, quella reale come quella virtuale, è il primo antidoto da assumere a dosi massicce.
Alcuni intervengono impressionati dalle parole scritte, ma in realtà significa abboccare: Facebook è un sapere liquido che matura durante il giorno per sparire in quello successivo. La prima vera regola è dunque far parlare i matti da soli. Sono loro lo spettacolo, il vero motivo del successo di Facebook.
L'oggetto della critica farebbe bene a ricordare che urlare e strepitare, peggio insultare, non serve a nulla. Forse è utile a risparmiare i soldi per gli psicofarmaci. Non serve a cambiare il punteggio, non ti porta i clienti, e soprattutto non fa simpatia. Un po' come chiedere su Facebook alla persona amata di tornare dopo l'abbandono.
Dopo un po' tutto svanisce, senza punto. Come questo articolo:-)

Perché il problema vero è questo: i social hanno dato la pistola mediatica a tutti, ma la differenza sostanziale tra soggetto e oggetto, tra critici e criticati resta.
L'oggetto della critica,a differenza del soggetto, fa commercio, e la prima legge del buon commerciante è il sorriso, esprimere positività, pensieri che attraggano invece di respingere.
Quando vedete due persone che litigano per strada vi fermate incuriositi, ne ridete, ma l'ultima cosa che vi preme è saper chi ha ragione e chi ha torto. Anche perché, come sempre accade, la verità è una mediazione tra diversi punti di vista.
Andreste da un ristoratore o da un pizzaiolo che passa il tempo a sbraitare su Facebook, convinto di essere un incompreso e vittima di chissà quali complotti?
Ecco, perché alla fine, quel che conta, è il ritorno alla realtà.
Ai coperti che si fanno e ai riconoscimenti che arrivano.
Il resto è solo maleducazione. Si, avete capito bene, la vecchia maleducazione.

 
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