Maria Pirro
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«Noi vorremmo
essere come Siani»

«Noi vorremmo essere come Siani»
di Maria Pirro
Sabato 24 Settembre 2016, 09:59 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 22:18
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«Un po' tutti potremmo essere Giancarlo Siani», scrive Luccio Jawardana, uno studente napoletano che ha letto «Fatti di camorra» (IODedizioni), la raccolta di articoli del 26enne, cronista del Mattino, ucciso 31 anni fa dai clan perché «scomodo». In particolare, il testo «sul fenomeno della droga tra i giovani purtroppo è ancora attuale, e la situazione probabilmente è peggiorata», ragiona Luccio, tra i vincitori del concorso organizzato dalla Fondazione Polis. E il suo tema, anzi il suo primo servizio di informazione viene letto a voce alta, carica d'orgoglio e di rabbia, nel giorno della memoria.

Pronto soccorso civile: condivido qui l'articolo pubblicato oggi sul giornale


In occasione delle iniziative organizzate nell'anniversario della morte del giornalista, un appuntamento fisso è nella sede del Mattino, in via Chiatamone. «Ritrovarci qui dà il senso di quanto la sua presenza sia vitale», dice il direttore Alessandro Barbano, in apertura. Subito dopo, viene proiettato il video firmato Sergio Siano, di Newfotosud, per raccontare com'è stato promosso dall'Osservatorio sulla creatività urbana Inward e realizzato dagli «Orticanoodles» il murales della speranza in via Romaniello, al Vomero, dove il cronista è stato ammazzato. «Questa giornata è dedicata a Giancarlo, ma anche a tutte le vittime innocenti, e ai colleghi perché ancora continuano le minacce. Ce ne sono altri dieci che lavorano sotto tutela», interviene il presidente dell'Ordine giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli.
 

 

In sala al Mattino c'è Paolo Siani, fratello di Giancarlo, l'assessore comunale Nino Daniele, e l'assessore regionale Sonia Palmieri, don Tonino Palmese. Moderatore è Geppino Fiorenza, della Fondazione Polis, e prendono la parola anche il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, il giornalista e scrittore Gigi Di Fiore, il saggista e docente Marcello Ravveduto. Segue la consegna delle borsa di studio agli allievi della scuola di giornalismo dell'università Suor Orsola Benincasa diretta da Marco de Marco. Ma, da sempre, i ragazzi di licei e istituti superiori, gli «eredi» di Giancarlo Siani, sono i protagonisti. Perché «ai giovani è affidato il compito di sconfiggere le agenzie del male, che proprio sullo spaccio hanno costruito e costruiscono la loro illegale ricchezza», afferma nel suo tema Daniela Saturno, che frequenta il liceo Vico.

«Ma com'è possibile che un ragazzo non se ne renda pienamente conto?», incalza Luccio, dell'istituto Siani di via Pietravalle. Giancarlo, «con i suoi articoli, ha fatto comprendere bene quale fosse la situazione delle famiglie dei tossicodipendenti adolescenti negli anni Ottanta», aggiunge Daniela. Ci riesce perché «individua in Torre Annunziata uno dei maggiori centri di spaccio e di smistamento della droga e analizza fenomeni frequenti, come le continue minacce e i furti effettuati dai tossicodipendenti nelle farmacie, dove il terrore alberga tra i commessi che ogni giorno sono sottoposti al pericolo degli assalti». Lo fa «con il suo atteggiamento: sempre volto alla ricerca, all'indagine e alla diffusione dell'informazione», fa notare Ilaria Filipponi, del liceo Umberto, che aggiunge: «È proprio questo spirito a costargli la vita... E tuttavia, sebbene sia stato eliminato dalla camorra la sua attività rappresenta ancora oggi uno dei più importanti esempi di voglia di agire contro il male precostituito, di cambiare le cose». Questa testimonianza, nei fatti oltre che nelle parole, spinge anche Andrea Andolfi, studente del liceo Pansini, a chiedere: «A distanza di 31 anni dalla sua scomparsa, cosa è cambiato nella criminalità organizzata e nei suoi affari?». Così appare «ancora lunga» la lotta alla criminalizzata, una lotta che «Napoli e la sua gente» devono combattere «con più coraggio», avverte Andrea. Con «il coraggio di chi non scappa», è il titolo della riflessione di Chiara di Lello, del liceo Genovesi. «Un abusivo contro la camorra». «Simbolo della forza della libertà di parola e di stampa». Addirittura Benedetta Scamardella, del Galiani, ne parla in prima persona, attraverso le citazioni dei suoi articoli, per dimostrare come quelle parole siano «profondamente attuali». «Giancarlo Siani, un ragazzo come me...». Conclude Luccio: «Ed è riflettendo sulla sua personalità e sul suo coraggio che mi sono convinto che un po' tutti potremmo essere Giancarlo Siani».

Il video-racconto realizzato da Sergio Siano