Celiachia, scoperto un virus
complice della malattia

Celiachia, scoperto un virus complice della malattia
Giovedì 6 Aprile 2017, 11:04 - Ultimo agg. 14 Aprile, 19:21
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La celiachia presenta chiari sintomi gastrointestinali: vomito, diarrea, dolori addominali, stitichezza. Cui se ne aggiungono altri come il ritardo di crescita, carenza di ferro, artriti, osteoporosi, e l'elenco è ancora lungo, pur se la maggior parte dei pazienti non presenta manifestazioni evidenti. L'intolleranza immunologica, che molto spesso interessa l'intestino, colpisce l'1 per cento della popolazione e 10mila campani sono iscritti nel registro regionale sulla patologia. Circa il 30 per cento dei casi attesi, qui lo screening è più alto della media nazionale ma un paziente su otto continua a convivere con piccoli o grandi fastidi e patologie correlate, ignorandone la causa. Scatenata dalle proteine del grano (glutine), dall'orzo e dalla segale. Dovuta a una predisposizione genetica e all'associazione con particolari antigeni, il DQ2 e il DQ8. Nel sangue gli anticorpi contro un'altra particolare proteina, la transglutaminasi, sono la spia per la diagnosi. Ma anche un virus potrebbe avere un ruolo nell'intolleranza alla proteina del grano, il glutine: si tratta di un virus di per sé asintomatico che sembrerebbe ridurre la tolleranza naturale dell'organismo per la molecola. Lo suggerisce uno studio sulla rivista Science condotto tra università di Chicago e University of Pittsburgh School of Medicine che potrebbe gettare le basi per un vaccino preventivo da somministrare a bambini ad alto rischio di celiachia.

Lo studio vede tra gli autori anche l'italiana Valentina Discepolo dell'Università di Chicago e Università Federico II di Napoli. La celiachia è infatti una malattia autoimmune: le difese immunitarie del paziente, impropriamente «risvegliate» dal glutine, vanno a danneggiare le pareti dell'intestino. In questo lavoro sono stati studiati i Reovirus, che - spiega all'Ansa uno degli autori Terence Dermody - sono una comune famiglia di virus che infettano quasi tutti gli esseri umani durante la loro vita. La maggior parte delle persone risultano infettate già in età prescolare. Tali infezioni raramente causano una malattia». Gli esperti hanno testato due ceppi di reovirus su topi vedendo che solo uno dei due è in grado di ridurre la tolleranza al glutine e quindi scatenare lo sviluppo della celiachia. L'infezione con questo virus induce una reazione infiammatoria intestinale e la perdita della tolleranza al glutine nella bocca. Gli esperti hanno poi visto che pazienti celiaci presentano nel sangue una quantità eccessiva di anticorpi specifici contro i reovirus e che questi pazienti presentano anche una quantità eccessiva della molecola 'IRF1', coinvolta nella perdita di tolleranza al glutine nella bocca. «I nostri dati suggeriscono che in bambini ad alto rischio di celiachia (con familiari malati) l'infezione da reovirus al momento dell'introduzione del glutine nella dieta (durante lo svezzamento) potrebbe scatenare una reazione immunologica al glutine culminando nella malattia», conclude Dermody.
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