Maria Pirro
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«Fecondazione,
coppie in ritardo»

«Fecondazione, coppie in ritardo»
di Maria Pirro
Venerdì 23 Settembre 2016, 08:38 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 22:20
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È la ginecologa dei record. La prima ad aver aiutato a diventare mamma, nel 2007, una donna operata di tumore alle ovaie. Professore associato all'università di Bologna e responsabile del centro di procreazione medicalmente assistita al Policlinico Sant'Orsola. Eleonora Porcu è anche presidente del tavolo consultivo del ministero della salute che ha lavorato al Piano nazionale della fertilità, senza precedenti, approvato il 27 maggio 2016. Insomma, è tra i più titolati a parlare dell'argomento, dal punto di vista scientifico, nel giorno del contestato #fertilityday. Dice: «Aver cura della propria salute riproduttiva e sessuale fin dall'infanzia è indispensabile per evitare che patologie o comportamenti scorretti e dannosi. In particolare, le giovani donne devono sapere che la finestra fertile femminile è limitata e vulnerabile e che la qualità degli ovociti si riduce sempre più dopo i 35 anni. Solo così, ciascuno è libero di scegliere».



In ambulatorio riscontra davvero tanta disinformazione?
«In tutti i ceti sociali. Dall'ingegnere al benzinaio, arrivano coppie che hanno atteso a lungo prima di decidersi, tenute in stand-by dagli stessi medici o dopo percorsi tortuosi nella ricerca di cure perché apprendono cose sbagliate pubblicizzate, soprattutto sul web, per motivi commerciali. Dietro, c'è un business colossale e internazionale. E poi, arrivano ragazzine, di 16 anni in menopausa precoce e gestite male da colleghi: vederle piangere con le madri è straziante. Per evitarlo, medici e pediatri di base hanno un ruolo centrale».
Quando si parla di infertilità?
«Quando non si riesce a portare termine una gravidanza sino alla nascita».
E di sterilità?
«Se il concepimento non avviene dopo 12-18 mesi di rapporti sessuali regolari e non protetti».
Quali sono le cause delle difficoltà nell'avere figli?
«Mancata ovulazione, il 27 per cento delle volte, sterilità maschile, il 25, tube chiuse, il 22, endometriosi, nel 5 per cento dei casi, cui si aggiungono altre problematiche».
Quante coppie ne soffrono?
«L'incidenza è del 15 per cento, in base ai dati raccolti nel registro nazionale istituito con la legge 40».
Sono in aumento?
«Sì, perché si tende a cercare di avere un figlio ormai dopo i 37 anni».
Ormai ci sono diverse tecniche di procreazione medicamente assistita.
«L'inseminazione intrauterina la più semplice. Le altre consistono nella fertilizzazione in vitro e nel trasferimento di embrioni in utero, nell'iniezione diretta dello spermatozoo, se manca nel liquido seminale nel prelievo testicolare».
La terapia ormonale che precede i trattamenti è sempre necessaria?
«Nel 1978, la prima gravidanza è stata ottenuta senza cure aggiuntive. Ma dagli anni 80 è stato dimostrato che l'efficacia del trattamento aumenta se la paziente viene stimolata con farmaci induttori dell'ovulazione».
Con quali controindicazioni?
«Più che controindicazioni, occorre essere molto cauti e attenti soprattutto se la donna è molto giovane e se ha l'ovaio policistico per evitare la sindrome da iperstimolazione che porta un ingrossamento delle ovaie. Nei casi più gravi, meno dell'1 per cento, le complicanze coagulative renali».
Quante coppie si rivolgono ai centri di procreazione medicalmente assistita?
«Se ne contano 635.416 sottoposte a trattamento in 10 anni di legge 40. Ogni giorno 203 coppie».
Spesso un tentativo non basta per fare un figlio.
«Oltre 200mila hanno effettuato più di un tentativo: ha un senso insistere perché sei cicli, in genere, portano a risultati».
Percentuale di successo?
«Varia a seconda dell'età e della qualità dell'assistenza. In totale, sono nati 103.873 bimbi».
C'è un divario tra Nord e Sud Italia?
«Nella distribuzione dei centri, soprattutto pubblici. In qualità di presidente del tavolo consultivo, ho sollecitato interventi perché le coppie possano cercare di avere un figlio senza dover emigrare o pagare. Un obiettivo condiviso dalla Lorenzin che ha ottenuto l'inserimento della fecondazione omologa ed eterologa nei livelli essenziali di assistenza affinché il trattamento sia, appunto, gratuito».
I tempi di attesa a volte sono lunghi.
«Nel mio centro si aspetta circa un anno e mezzo per la fecondazione, ma arrivano coppie da tutta Italia e dall'estero per i buoni risultati e le tecniche praticate. Per questo, è importante fare in modo che ci siano centri riconosciuti e attrezzati per tutto in ogni regione».
E invece?
«Il numero di centri in Italia è sovradimensionato: sono 341, di cui circa 200 praticano tecniche più complesse, quanti ne sono censiti in tutti gli Stati Uniti. Servirebbe averne di meno e di migliore qualità».
L'offerta è sostenuta, evidentemente, dalle richieste: il 2,5% dei bimbi in Italia nel 2014 è nato grazie alla procreazione medicalmente assistita.
«Tra il 2004 e il 2014, l'età media delle pazienti è passata da 35 anni e 2 mesi a 36 anni e 6 mesi. E una su tre oggi più di 40 anni».
Anche una donna guarita dal cancro oggi può avere un figlio.
«Il medico ha la responsabilità di informare».
Provvede a farlo?
«Diversi studi hanno segnalato scarsa conoscenza dell'argomento da parte del medico, mancanza di team multidisciplinari ad hoc».
Quali soluzioni ci sono?
«La crioconservazione degli ovociti per pazienti che possono rinviare di 2-3 settimane l'inizio delle terapie anti neoplastiche senza peggioramento della prognosi. Dopo la remissione totale della malattia, si procede all'inseminazione».
Stesse tecniche usate per posticipare una gravidanza anche da donne sane.
«Sono contraria: è una violenza mascherata e inaudita sul corpo delle donne».

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Per approfondire:
Il sito internet di Eleonora Porcu
Il Policlinico Sant'Orsola
Fertility day
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